Le proprietà terapeutiche della canapa come antidolorifico, antiemetico e miorilassante, testimoniate da una mole sempre più ampia di evidenze scientifiche ma finora rimosse dalla medicina ufficiale del nostro paese, potrebbero trovare finalmente riconoscimento in una legge dello stato grazie alla recente iniziativa della ministra della salute Livia Turco. Il disegno di legge, approvato in Consiglio dei ministri il 19 ottobre, prevede l’inserimento del principale principio attivo della cannabis, il Thc (Delta-8-tetraidrocannabinolo e Delta-9-tetraidrocannabinolo) nella seconda tabella del Testo Unico sulle droghe (legge Fini-Giovanardi), quella cioè contenente le sostanze psicotrope per le quali è consentito l’uso medico. Allo stesso tempo il disegno di legge semplifica la prescrizione di oppiacei consentendo al medico curante di utilizzare il ricettario normale anziché quello speciale. Inoltre, viene consentita la prescrizione di oppiacei anche al di fuori delle patologie oncologiche e, quindi, per quelle malattie croniche o invalidanti per le quali è essenziale un’adeguata terapia del dolore. Si semplifica infine l’aggiornamento periodico dell’elenco dei farmaci oppiacei, che potrà avvenire con un decreto ministeriale, sentito il Consiglio superiore di sanità, senza dover ricorrere a modifiche legislative come è invece previsto oggi.
Attualmente in Italia vi sono già dei pazienti che, superando ostacoli notevolissimi di ordine burocratico ma anche culturale, sono riusciti a ottenere dalla propria Asl l’importazione dall’estero di farmaci contenenti Thc, grazie a un’ordinanza del ministero della salute del 10 marzo 2006. Il provvedimento, varato dall’allora ministro della salute Storace, autorizzava l’importazione di farmaci già registrati all’estero. Un successivo provvedimento del 18 luglio 2006, a firma della ministra Livia Turco, reiterava fino al 30 novembre prossimo l’ordinanza precedente per quei pazienti che necessitano di tali medicinali in mancanza di alternative terapeutiche.
Una vera e propria esperienza pilota è stata a questo proposito quella del Pic (Pazienti impazienti cannabis). Attraverso le Asl competenti, i pazienti di questo gruppo di auto-aiuto sono riusciti a ottenere l’importazione del Bedrocan (infiorescenze di canapa), regolarmente venduto su prescrizione nelle farmacie olandesi, ed hanno potuto riceverlo in Italia per il tramite delle farmacie ospedaliere. Altri pazienti, tra mille difficoltà, hanno invece richiesto derivati sintetici o semi-sintetici quali il Marinol o il Sativex, commercializzati rispettivamente negli Usa e in Canada.
Resta aperto il problema della coltivazione in Italia, compresa la autocoltivazione, che sarà risolto solo se il Parlamento cambierà la legge Fini-Giovanardi, optando per una normativa che riduca drasticamente le condotte penalizzate (vedi scheda a pag. I). Fino ad oggi la marijuana fumata o inalata sembra essere più efficace dei farmaci a base di Thc, poiché, come ha spiegato Lester Grinspoon nel corso del seminario tenutosi a Roma lo scorso 26 settembre – e organizzato da Forum droghe-Fuoriluogo in collaborazione con la regione Lazio – è proprio l’effetto congiunto dei diversi principi attivi a offrire il massimo beneficio.