Il Tribunale Supremo federale del Brasile ha emesso una sentenza storica e all’unanimita’: in nome della liberta’ di espressione, garantita dall’articolo 5 della Costituzione, gli otto magistrati del Tribunale hanno autorizzato la marcia a favore della marijuana, che era stata proibita in alcune citta’ come Sao Paulo e repressa con violenza.
Il tribunale ha considerato che i manifestanti a favore della depenalizzazione della marijuana e in generale delle droghe, non fanno apologia delle stesse e che la Costituzione garantisce a tutti i cittadini “la liberta’ di espressione e di manifestazione delle proprie idee”.
Il verdetto dell’alto Tribunale, che raramente sentenzia all’unanimita’ e’ stato recepito con preoccupazione dai politici conservatori e applaudito dai progressisti, che considerano, come il sociologo Marco Magri, che questa volta il Tribunale Supremo si e’ rivelato “piu’ aperto che non la maggioranza della societa’ brasiliana, che abitualmente e’ conservatrice in materia di costumi”.
Secondo la procuratrice della Repubblica Janice Ascari, il Tribunale Supremo ha optato in favore della liberta’ di espressione, perche’, secondo lei, i cittadini “hanno il diritto ad esporre i propri punti di vista in pubblico anche se si tratta di temi che suscitano molte polemiche”. Per Ascari, le leggi giuste sono in ritardo rispetto all’evoluzione della societa’. “Oggi l’uso delle droghe e’ perseguito penalmente, ma anche l’adulterio una volta era un crimine ed oggi non lo e’ piu’”, ha detto Ascari suggerendo contemporaneamente che sono le pressioni della societa’ che stimolano i legislatori a cambiare le leggi.
In Brasile, dove il tema della depenalizzazione e legalizzazione delle droghe e’ sempre stato un tabu’ perche’ le famiglie medie temono che i loro figli diventino dipendenti delle stesse, l’ex-presidente della repubblica, il sociologo Henrique Cardoso, insieme ad altre pesonalita’, ha presentato all’Onu un progetto contro la criminalizzazione delle droghe, fondandosi su prevenzione e aiuti sociali ai tossicodipendenti, invece di considerarli solo come una questione di ordine pubblico.
C’e’ chi ritiene che la sentenza del Tribunale Supremo sia stata influenzata dall’iniziativa dell’ex-presidente. L’attuale presidente, Dilma Rousseff, ha riconosciuto i meriti del suo avversario politico perche’ e’ stato uno dei grandi artefici della democrazia brasiliana e dello sviluppo economico del Paese.
Anche prima di conoscere la sentenza, sono state convocate manifestazioni a favore della depenalizzazione della marijuana. Una di questa si terra’ sabato 18 giugno piazza Copacabana a Rio de Janeiro e un’altra il 2 luglio a Sao Paulo. Le manifestazioni avranno come tema la “difesa della liberta’ di espressione”. La prima marcia a favore della legalizzazione e’ stata proibita lo scorso 12 maggio a Sao Paulo dal Tribunale di Giustizia e ci furono diversi arresti tra i manifestanti.
I magistrati del Tribunale Supremo hanno insistito perche’ le forze dell’ordine vigilino che’ le manifestazioni non si trasformino in “apologia della marijuana” e delle droghe in generale, ne’ che questo significhi eludere il fatto che il consumo delle droghe possono creare gravi danni alla salute.