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rehab-archipelago.jpgCon la pubblicazione del nuovo rapporto di Human Rights Watch, si aggiunge un altro gravissimo capitolo dell’ormai consolidato accanimento punitivo nei confronti dei tossicodipendenti.
Se nella civilissima Italia il secondo Libro Bianco sulla legge Fini-Giovanardi ci mostra come le carceri scoppino di persone incriminate per droga, in Vietnam i tossicodipendenti finiscono direttamente nei campi di lavoro dove subiscono vessazioni e violenza in cambio di manodopera.
In Vietnam, i campi di lavoro forzato nascono nel 1975 dopo la vittoria del Nord sul Sud con finalità rieducativa, ma subiscono un prodigioso slancio a partire dal 1990 grazie alla campagna governativa per lo sradicamento dei “mali sociali” come, appunto, la droga.
Se nel 2000 i campi erano infatti 56, all’inizio di quest’anno il loro numero è salito a 123 e tale tendenza sembra curiosamente andare di pari passo con la crescita economica del Paese.
Il rapporto contiene numerose testimonianze di detenuti e ex detenuti che hanno dichiarato di essere stati mandati in questi centri senza alcuna udienza formale e senza mai vedere un avvocato o un giudice.
E’ stato verificato come questi luoghi adibiti alla cura e alla riabilitazione dei tossicodipendenti sono, invece, campi di lavoro forzato dove i detenuti  sei giorni alla settimana devono prestarsi alla lavorazione degli anacardi, a cucire vestiti o a realizzare altri articoli.
Coloro che si rifiutano di lavorare o che violano le regole del campo sono soggetti a punizioni che lo Human Rights Watch ha descritto come in alcuni casi essere paragonabili alla tortura.
Anche coloro che, credendo di ottenere un trattamento farmacologico finalizzato alla cura delle dipendenze, richiedono volontariamente di entrare in questi centri di fatto non sono liberi di andarsene, ma vedono la loro detenzione estendersi a seconda del capriccio dei responsabili del campo o a causa dei cambiamenti nella politica del governo.
Perversamente, le donazioni internazionali per sostenere i centri di trattamento farmacologico e destinate al Ministero del Lavoro e degli Affari sociali hanno di fatto permesso al governo di continuare a trattenere i tossicodipendenti sieropositivi (tra il 15 e il 60% della popolazione detenuta) contro la loro volontà e violando la legge vietnamita che stabilisce il diritto di essere liberati in assenza di cure mediche adeguate, che sono a dir poco assenti nella maggior parte di questi campi.
Sulla base di questi dati agghiaccianti, inequivocabile è stato l’appello di Joe Amon, direttore per la Salute e i diritti umani dello Human Rights Watch che ha dichiarato come trattenere nei campi di lavoro decine di migliaia di uomini, donne e bambini non costituisca affatto un trattamento farmacologico e che i centri debbano essere chiusi al più presto e queste persone liberate.
Lo Human Rights Watch chiede, inoltre, che i donatori internazionali rivedano il loro aiuti ai centri di detenzione per assicurarsi di non sostenere involontariamente programmi che violano gli standard internazionali sui diritti umani e invita le imprese a cessare ogni tipo di rapporto lavorativo con questi centri di sfruttamento.