L’ultima stima della produzione mondiale di cocaina formulata dal Dipartimento di Stato americano è di 700 tonnellate, quella dell’Onu è invece di 865 tonnellate. A mettere fortemente in dubbio queste stime c’è, però, il dato dei sequestri, calcolato giornalmente da Narcoleaks, il sito italiano che registra tutti i sequestri di cocaina pura nel mondo: fino al 31 ottobre di quest’anno sono state sequestrate nel mondo 661 tonnellate di cocaina, che alla fine dell’anno potrebbero diventare circa 800. Poiché le Forze di polizia possono, evidentemente, sequestrare solo una piccola parte della droga in transito (nella migliore ipotesi il 20%), ne risulta che la cocaina realmente prodotta e circolante nel mondo ammonta ad alcune migliaia di tonnellate. La differenza tra le stime dei due grandi organismi e la realtà prospettata dai sequestri è, dunque, enorme e, per giunta, perdura da diversi anni.
Nonostante l’evidente incongruenza di dati, nessun organismo governativo nazionale o internazionale ha mai obiettato alcunché. Il silenzio delle istituzioni è inquietante.
Il “buco nero” è rappresentato dalla produzione in Colombia (le autorità Usa la stimano a 290 tonnellate annue) e la sua portata è prospettabile già con un solo esempio: due settimane fa è stato scoperto dalla Policia de Colombia un laboratorio capace di produrre giornalmente tra 500 e 800 Kg di cocaina (almeno 200 tonnellate all’anno). E di laboratori di raffinazione della cocaina, anche se di grandezza minore, ne vengono scoperti annualmente in Colombia circa 300… e sono certamente tanti quelli che le Forze colombiane non scoprono.
Nonostante ciò, da qualche settimana, lo Unodc (Ufficio Onu per la Droga e la Criminalità), le autorità Usa e il Governo colombiano all’unisono non fanno che ripetere che l’impegno comune per contrastare il narcotraffico ha fatto sì che in Colombia diminuisse vistosamente negli ultimi anni la superficie coltivata a foglie di coca e la produzione di cocaina: tanto che ormai il primo produttore di cocaina del mondo sarebbe diventato il Perù.
E’ un’affermazione completamente smentita dai dati sui sequestri: infatti, durante il 2011 e fino ad oggi, circa l’80% della cocaina sequestrata e di cui è stato appurato e reso noto il Paese di produzione, proviene dalla Colombia, mentre dal Perù poco più del 10%.
In questa situazione, colpisce particolarmente la passività dell’OEDT (Osservatorio Europeo sulle Droghe e le Tossicodipendenze) che prende per buoni i dati ufficiali dell’ONU e delle autorità statunitensi senza sottoporli ad alcuna analisi, quando basterebbero confronti molto semplici per coglierne l’incongruità.
Qual è il riflesso in Italia di questo grande fiume carsico di cocaina? I sequestri nel nostro Paese raggiungeranno quest’anno una punta record, attestandosi al di sopra delle 6 tonnellate. E di questo occorre ringraziare le Forze di polizia, dall’Agenzia delle Dogane alla Guardia di Finanza, dai Carabinieri alla Polizia di Stato. D’altro canto, il Dipartimento per le Politiche Antidroga ha già precisato che per valutare i consumi i sequestri non sono di per se significativi; anzi, indicatori più attendibili prospetterebbero consumi addirittura in diminuzione. Può darsi che le cose stiano così, ma in questo caso una buona parte dei sequestri realizzati nel nostro Paese riguarderebbe cocaina destinata all’estero. Ma allora perché nei dati sui sequestri operati negli altri Paesi europei quasi mai emerge che la cocaina proviene dall’Italia?
Approfondimenti su www.narcoleaks.org.