Tempo di lettura: 2 minuti

Circa 2.000 agenti di polizia hanno trovato riparo negli alberghi della città più violenta del Messico, Ciudad Juarez, dopo che una banda di narcotrafficanti ha minacciato di uccidere un agente al giorno se il loro comandante non presenterà le dimissioni. Dall’inizio dell’anno sono già stati uccisi 11 poliziotti, tra cui quattro comandanti; negli ultimi cinque anni la violenza legata al narcotraffico ha causato 50.000 morti in tutto il Messico.
Il sindaco di Ciudad Juarez ha quindi autorizzato le forze dell’ordine a usare i diversi alberghi cittadini come alloggi temporanei per proteggersi da eventuali attacchi durante il loro rientro a casa dopo il servizio. Il maggiore Hector Murguia ha dichiarato oggi che gli agenti rimarranno in albergo per almeno tre mesi, grazie al fondo da 1,5 milione di dollari. “Le possibilità che Julian Leyzaola si dimetta o che lo costringano a dimettersi sono pari allo zero per cento”, ha detto ai giornalisti.
Ex militare, il comandante di polizia è un personaggio controverso di cui hanno chiesto le dimissioni anche diverse organizzazioni per i diritti umani, per presunte torture sui detenuti e detenzioni arbitrarie.
All’ingresso del motel Rio, sulla strada Las Torres, diverse pattuglie garantiscono l’ingresso a queste improvvisate caserme, mentre altre controllano la circolazione. La scorsa settimana sono comparsi in questa città al confine tra Messico e Stati Uniti diversi cartelli firmati dal ‘Nuovo Cartello di Juarez’ per annunciare la morte di un poliziotto al giorno fino a quando Leyzaola rimarrà al comando della polizia.
In alcuni messaggi, Leyzaola è stato anche accusato di proteggere un altro gruppo, ‘Nuova Generazione’, alleato al potente cartello della droga Sinaloa del miliardario Joaquin “El Chapo” Guzman. Secondo il sindaco, queste minacce confermerebbero il timore nutrito dai trafficanti verso il capo della polizia.
Gli omicidi sono stati meno di 2.000 nel 2011, l’anno in cui Leyzaola ha assunto il comando delle forze di polizia, ha precisato il primo cittadino, ricordando che nel 2010 erano state 3.100.
Se le autorità lo lodano per aver ridotto la criminalità, organizzazioni come Amnesty International chiedono invece che venga processato per presunte torture inflitte ai prigionieri, sostenute dalla testimonianza di almeno 25 agenti. Altre organizzazioni lo accusano invece di detenzioni arbitrarie. Ma la comunità imprenditoriale di Ciudad Juarez, che rappresenta circa il 20% dell’industria manifatturiera del Paese, lo difende: “E’ evidente che dobbiamo fermare il ciclo di violenze, in particolare l’uccisione dei poliziotti. Dobbiamo trovare i mezzi per rafforzare la polizia locale”, ha detto il direttore della Camera di commercio, Alejandro Seade.