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I principali candidati alle presidenziali in Messico si sono impegnati a rafforzare la lotta al narcotraffico ed hanno definito una priorità la riduzione della spirale di violenza nel paese. Nessuno di loro, però, sembra condividere la strategia adottata nel 2006 dal presidente Felipe Calderon, che ha deciso di impiegare l’esercito per contrastare l’attività dei cartelli della droga: una decisione che, secondo i candidati, ha contribuito a creare sfiducia nel lavoro della polizia e ad innalzare il bilancio delle vittime a livelli record, oltre 50.000 dall’inizio del mandato presidenziale.
In discussioni, secondo quanto si legge oggi sul New York Times, ci sarebbe anche la collaborazione con le autorità statunitensi.
Enrique Pena Nieto, del Partito rivoluzionario istituzionale, ha detto che il Messico dovrebbe continuare a lavorare in raccordo con gli Stati uniti contro il crimine organizzato, “ma non essere subordinato ad alcuna strategia di altri paesi”. “L’obiettivo dello Stato, ciò che dovrebbe essere la sua priorità, è ridurre il livello delle violenze”, ha aggiunto.
Analoga la posizione degli altri due principali candidati: Josefina Vazquez Mota, candidata del Partito di Azione nazionale dell’attuale presidente Felipe Calderon e Andres Manuel Lopez Obrador, del Partito per la rivoluzione democratica. “I risultati saranno misurati non sulla base di quanti arresti verranno compiuti ma su quanto stabili e sicure saranno le diverse comunità” messicane”, ha sottolineato Mota. D’altra parte, Obrador ha criticato il modo in cui gli Stati Uniti si sono approcciati alla questione della sicurezza in Messico: “Dovrebbero concederci un po’ di fiducia, non inviare elicotteri militari”, ha commentato.
Il grande punto interrogativo resta la strategia da adottare: l’invio dell’esercito contro i cartelli, deciso dall’attuale capo dello Stato, non ha prodotto grandi risultati. I candidati alle presidenziali del primo luglio si sono impegnati a rafforzare la polizia federale e Pena Nieto ha anche accennato all’ipotesi di invio nelle aree a maggior rischio di una unità paramilitare della “gendarmeria”. Ma tutti hanno evitato di parlare del progetto esplicito di Calderon di smantellare i cartelli e procedere alla confisca delle loro immense fortune. Solo Pena Nieto, sotto pressione durante un’intervista, ha poi ammesso che la cattura del ricercato numero uno, Joaquin El Chapo Guzamn, sarebbe un grande obiettivo.