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Il Presidente Napolitano avrà difficoltà a trattenere la sua proverbiale ira nel discorso di fine anno di rivincita della democrazia.
Il governo tecnico da lui voluto e sostenuto ha tradito alcuni impegni essenziali come quello sulle carceri. Il suo monito sulla prepotente urgenza della questione e sulla necessità di interventi strutturali è stato ignorato dalla ministra, ora (e sempre) dell’ordinaria amministrazione Paola Severino, che ha rifiutato per pavidità di proporre un decreto legge contro il sovraffollamento.
Altri come il ministro Riccardi che con l’alibi del carattere tecnico del governo si è rifiutato di cancellare almeno le parti più immonde della legge Giovanardi sulle droghe e di smantellare il centro di potere del Dipartimento antidroga capeggiato da tale Serpelloni, oggi si ingozza al tavolo della politica clericale e andreottiana.
Per finire con l’algido prof. Monti che si è reso protagonista dei peggiori vizi della politica politicante, dimettendosi senza un voto del Parlamento e restando in carica per il disbrigo degli affari correnti.  Subito dopo avere ingannato il Presidente si trasforma in un capo partito senza nome, agenda lo chiamerà, trasformando Palazzo Chigi in una succursale di Villa Certosa.
La panna montata non reggerà al voto dei cittadini. Per fortuna.

L’iconoclasta