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evo_morales_onu.jpgStati Uniti, Regno Unito, Italia, Canada e Svezia hanno ufficialmente avanzato opposizione alla richiesta della Bolivia di tornare a sottoscrivere la Convenzione Unica delle Nazioni Unite sulle droghe del 1961. La Bolivia aveva denunciato la Convenzione, chiedendo poi di rifirmarla con la riserva di mantenere lecito nel proprio paese l’uso ancestrale della masticazione della foglia di coca. La procedura della firma “con riserva” è prevista dal trattato e può essere bloccata solo se un terzo degli stati membri si oppongono (62 paesi su un totale di 184). Per la richiesta della Bolivia, la data limite per i paesi che vogliono opporsi è il 10 gennaio: al 3 gennaio, solo questi quattro paesi avevano espresso opposizione.
La posizione della Bolivia ha dalla sua le evidenze scientifiche: nel 1995, una commissione di esperti della Oms ha riconosciuto la sostanziale differenza fra la foglia e la cocaina, ribadendo le proprietà nutritive e medicinali della foglia di coca. La Bolivia si fa forza anche del diritto, sia nazionale che internazionale. Il consumo di foglia di coca è protetto dalla Costituzione boliviana del 2009 in quanto usanza tradizionale indigena; mentre la stessa Onu, in una dichiarazione specifica sui diritti delle popolazioni autoctone del 2007, ha assicurato tutela internazionale alle pratiche culturali dei popoli originari. Su questa base, il Forum permanente per le questioni indigene (organismo consultivo del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite) ha sancito la legittimità della masticazione della foglia di coca.
Nel 2011, la Bolivia tentò di emendare la Convenzione per eliminare il divieto della foglia di coca, ma era chiaro fin dall’inizio che gli Stati Uniti si sarebbero opposti. Gli statunitensi non volevano essere i soli ad avanzare obiezione; perciò, col sostegno dello Incb (International Narcotics Control Board), misero insieme un drappello di cosiddetti “amici delle Convenzioni” per marciare contro ciò che secondo loro avrebbe minato “l’integrità della Convenzione”: diciotto paesi “alleati”, autoproclamatisi “amici delle Convenzioni”,  si opposero alla Bolivia e così l’emendamento fu bloccato. La Bolivia si è allora vista costretta a uscire dalla Convenzione, chiedendo di poter riaccedere con la riserva di mantenere legale l’uso della foglia di coca.
Gli argomenti usati contro la richiesta della Bolivia di firmare con riserva la Convenzione Unica sono gli stessi che gli “amici delle Convenzioni” hanno agitato un anno fa per bloccare l’emendamento: la supposta necessità di mantenere intatta la Convenzione. Peccato che siano stati proprio gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Svezia a proporre per primi di cambiare il testo del trattato: i loro emendamenti hanno portato al protocollo del 1972 di modifica della Convenzione del 1961. E’ il regno degli ipocriti: ciò che è lecito ai potenti, è precluso a tutti gli altri.

Per la controversia fra Bolivia e Nazioni Unite per la masticazione della foglia di coca, cfr. G.Zuffa, Manifesto 22/2/12; S.Rissa, il Manifesto 29/6/11;

Vi invitiamo a protestare presso il nostro ministero degli esteri scrivendo a ministero.affariesteri@cert.esteri.it mettendo in cc fuoriluogo@fuoriluogo.it

Facsimile:

Al ministro degli Affari Esteri

Signor ministro,
 
Protestiamo contro la decisione del governo italiano di avanzare obiezione alla richiesta della Bolivia di firmare la Convenzione Unica delle Nazioni Unite sulle droghe narcotiche del 1961, ponendo riserva circa l’art.49, par.2 (e), al fine cioè di mantenere legale nel proprio paese la tradizione ancestrale indigena della masticazione della foglia di coca.
Il passo del governo italiano, non solo va contro le evidenze scientifiche, sancite da un rapporto di una commissione di esperti dell’Oms del 1995 (che ha riconosciuto la sostanziale differenza fra la foglia e la cocaina e ha ribadito le proprietà nutritive e medicinali della foglia di coca); ignora anche recenti pronunciamenti delle stesse Nazioni Unite, come la dichiarazione Onu sui diritti delle popolazioni autoctone del 2007, che assicura tutela internazionale alle pratiche culturali dei popoli originari.
Riteniamo perciò che l’opposizione del governo italiano non abbia alcun fondamento né di merito né procedurale; in quanto tale, essa rappresenta un atto grave di discriminazione etnica e culturale verso la Bolivia e le sue tradizioni.

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