Ad agosto, un sondaggio ha rivelato che il 54% degli olandesi è a favore della legalizzazione della cannabis (contrari il 38%). Anche tra gli elettori dei partiti al governo dopo le elezioni del settembre 2012, i liberal conservatori (VVD) e i socialdemocratici (PvdA), c’è una chiara maggioranza pro-legalizzazione (58% per il VVD, 55% per il PvdA). Solo i votanti del partito cristiano-democratico di centro destra (CDA) sono fermamente contrari alla legalizzazione (il 72%).
Se i partiti prendessero sul serio i loro elettori, ci sarebbe una larghissima maggioranza a favore della legalizzazione della cannabis. Si potrebbe riconfermare la politica dei coffeeshops (dove da 35 anni la vendita di cannabis agli adulti è tollerata a precise condizioni) e risolvere la questione della fornitura a questi locali (il cosiddetto back door) , togliendola dalle mani delle organizzazioni criminali.
Pare però che la democrazia non funzioni così, almeno in Olanda. In parlamento prevale la posizione di limitare i coffeeshops o addirittura di abolirli: 77 seggi per la linea intransigente, contro i 73 per l’approvvigionamento legale ai coffeeshops. Nella precedente legislatura è stato seguito l’orientamento restrittivo, introducendo il cannabis pass (per avere accesso ai coffeeshops) e vietandolo agli stranieri non residenti (oltre a eliminare dai coffeeshops la cannabis con più del 15% di THC, riclassificata fra le sostanze pericolose). Oggi, nonostante la chiara posizione dell’elettorato, il ministro della Giustizia, Ivo Opstelten, continua nella linea dell’intransigenza.
Di fronte allo stallo nazionale, le cose cominciano a muoversi a livello locale. A Utrecht, il consiglio comunale ha deciso di autorizzare l’apertura di un cannabis social club, per coltivare e distribuire legalmente la sostanza ai soci. In tal modo, la vendita di cannabis non sarebbe solo “tollerata” così come avviene nei coffeeshops, ma pienamente legale, con un’esenzione dall’applicazione della legge antidroga, di cui già godono i produttori ufficiali di cannabis medica. Nel settembre di quest’anno, anche il consiglio comunale di Leiden ha votato a favore della regolamentazione legale del back door. Sono però iniziative che hanno bisogno dell’approvazione del governo.
Nel frattempo, si registra il fallimento del cannabis pass. Il divieto di acquisto della cannabis agli stranieri non residenti era stato introdotto nel sud del paese, per evitare i problemi di ordine pubblico derivanti dalla presenza di molti turisti stranieri. Ma un rapporto commissionato dal governo, che valuta l’applicazione del cannabis pass nel periodo maggio-novembre 2012, ne ha mostrato gli effetti controproducenti, anche se il turismo della droga è diminuito: i residenti hanno rifiutato di registrarsi per il pass e hanno cominciato a comprare fuori dai coffeeshops, da spacciatori di strada o da corrieri in scooter che fanno servizio a domicilio, creando così notevole disturbo agli abitanti. Il cannabis pass è stato ora abolito, ma i coffeeshops sono ancora vietati agli stranieri non residenti. Quanto agli abitanti, questi dovrebbero esibire un certificato di residenza: in molte città –ma non in tutte- i sindaci hanno dichiarato che la norma non sarà applicata.
In conclusione, il sondaggio d’opinione di agosto smentisce che gli Olandesi abbiano ripudiato la politica di tolleranza della canapa, tesi che invece circola negli ambienti internazionali. E’ vero che una ristretta e pervicace cerchia di politici e funzionari di polizia, incluso l’attuale ministro di Giustizia, l’ha ripudiata; ma una significativa maggioranza del popolo olandese non è d’accordo e vuole la legalizzazione.
Articolo di Tom Blickman
Tom Blickman, TNI, Amsterdam, scrive per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 23 ottobre 2013