A fronte delle attuali tensioni nel campo della politica internazionale della droga, non sorprende che il lancio della pubblicazione “di bandiera” dell’Ufficio delle Nazioni Unite per le Droghe e il Crimine (UNODC) – il Rapporto Mondiale sulle Droghe 2013 – abbia un taglio decisamente difensivo verso tale situazione.
I commenti del Direttore Esecutivo dell’UNODC, Yury Fedorov, in occasione del lancio del Rapporto somigliano da vicino a quelli che si trovano nell’Introduzione del Rapporto stesso: qui il Direttore Esecutivo dichiarava che “i reperti nel Rapporto Mondiale sulle Droghe 2013 impartiscono importanti insegnamenti per la prossima revisione ad alto livello degli impegni riaffermati dai vari paesi nel 2009 riguardo alle misure per il controllo delle droghe”.
Come ci si può attendere, il Rapporto Mondiale sulle Droghe 2013 costituisce un rimarchevole e ampio insieme di dati, di analisi e di prescrizioni di linea politica, fornendo un quadro generale della situazione attuale riguardo alla produzione, al traffico e al consumo, comprese le conseguenze dell’uso illecito di droghe sulla salute. Quest’anno il Rapporto dedica anche notevole spazio al fenomeno delle Nuove Sostanze Psicoattive (NSP).
A questo riguardo, molto si può imparare dal Rapporto. Per esempio, al di là del messaggio nei titoli, leggermente fuorviante, di una stabilità nei mercati delle droghe “tradizionali”, esso rivela un quadro simile a quello dell’anno precedente: un quadro cioè di crescenti complessità e flussi, con particolare enfasi sull’emergenza di una vasta gamma di NSP. Inoltre, con qualche legittimità – benchè sulla base di dati limitati – il Rapporto presenta l’Africa come una regione che desta crescenti preoccupazioni, e mette in evidenza il traffico marittimo come una sfida sempre più grave per le autorità nazionali e internazionali.
Ciò che provoca maggior disappunto, tuttavia, è che il Rapporto rechi un persistente messaggio relativo al fatto che le strutture internazionali di controllo sulle droghe rimangono più o meno efficaci al livello globale e che il mercato delle droghe sotto controllo nelle convenzioni rimane “stabile”. Inoltre, la questione delle NSP è utilizzata per un contorto tentativo di enfatizzare l’efficacia dell’attuale struttura dei controlli. In realtà, proprio la stessa proliferazione delle NSP mette in evidenza la fluidità e l’incertezza con le quali evolve il mercato illecito delle droghe; e in una tale situazione sta diventando sempre più difficile argomentare che la situazione globale sia “stabile”.
Man mano che migliora la comprensione delle dinamiche dei mercati delle droghe nelle varie regioni del mondo, fa notare l’IDPC, vi è un numero crescente di stati sovrani (o di loro giurisdizioni) che si stanno allontanando dal programma globale di cui alle convenzioni verso sperimentazioni di varie linee politiche (in particolare per la cannabis, ma anche per altre droghe, attraverso la decriminalizzazione e la depenalizzazione): il che può richiedere innovazioni politiche che hanno bisogno di maggiore flessibilità delle Convenzioni rispetto a quella attuale. Pertanto è auspicabile che l’expertise del sistema internazionale di controllo sulle droghe sia indirizzata verso l’aiuto agli stati membri, al fine di facilitare l’adozione di una gamma variata di risposte flessibili, che tengano conto sia delle specificità di questo amplissimo panorama di sostanze, sia delle diverse specificità locali sociali ed economiche in funzione delle quali il loro uso deve essere gestito.
Per l’originale vai su: http://idpc.net/publications/2013/10/idpc-response-to-the-unodc-world-drug-report-2013. Scarica il rapporto.