E’ stata approvata con 18 voti favorevoli, 5 contrari ed un astenuto la risoluzione proposta dai consiglieri comunali fiorentini Rossi e Collesei (MDP) e Pugliese, Nannelli, Pezza, Guccione, Paolieri e Albanese (PD) per chiedere al Parlamento di approvare al più presto la legge sulla legalizzazione della cannabis.
Il documento, che in particolare sostiene la proposta di legge per la legalizzazione della Cannabis e dei suoi derivati presentata dall’intergruppo per la Cannabis Leglae, parte dal mutato quadro internazionale e citando i recenti interventi nel dibattito pubblico italiano, in particolare della Direzione Nazionale Antimafia, chiede al Parlamento italiano di portare a termine il percorso parlamentare della proposta di legge tornata ora in commissione.
E’ ovviamente di particolare interesse il contesto in cui questo documento è stato approvato, Firenze, la “culla” del Renzismo, si è schierata a favore della legalizzazione della cannabis e questo potrebbe dare il via ad una serie di prese di posizione di altre amministrazioni governate dal PD e sinora preoccupare di sollevare un argomento non particolarmente gradito ai vertici del partito.
Ricordiamo che il testo del Pdl dell’Intergruppo è ora al vaglio del comitato ristretto delle commissioni competenti al fine di tentare di superare l’impasse delle migliaia di emendamenti presentati e tornare in aula per il voto prima del termine della legislatura.
Riportiamo l’intervento di Alessio Rossi, capogruppo di Articolo 1 – MDP in consiglio comunale a Firenze:
“Un intergruppo di oltre 300 parlamentari di varie forze politiche: PD, M5S, Mdp, SI e altri hanno sottoscritto una proposta di legge per la legalizzazione della Cannabis e dei suoi derivati. Un intergruppo che ha trovato una sintesi da vari testi. La proposta di legge è chiara e semplice.
Negli ultimi decenni l’inasprimento delle legislazioni nazionali finalizzate al contrasto della diffusione e alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti ha reso più punitiva e stringente la normativa a riguardo. Senza nemmeno una diversa valutazione tra droghe leggere, come l’hashish e la marijuana, e quelle pesanti come cocaina, oppiacei ecc. Oggetto poi di una complessa discussione giuridica e di sentenze.
L’attività di repressione non ha arginato il fenomeno di consumo ed uso della cannabis, ma bensì ha incrementato gli introiti delle organizzazioni criminali.
La Direzione Nazionale Antimafia, in una relazione annuale recente, ha apertamente denunciato a proposito dell’azione di contrasto alla diffusione della cannabis, “il totale fallimento dell’azione repressiva” e “la letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione di cannabinoidi”. Inoltre aggiunge che dirottare ulteriori risorse su questo fronte vorrebbe dire ridurre l’azione verso reati più importanti, da quelli mafiosi fino alla tratta delle persone.
In questo quadro è proprio la DNA a proporre politiche di depenalizzazione che porterebbero a immediati e notevoli risultati. Dal carico giudiziario, dove le forze dell’ordine e i magistrati potrebbero dedicare la propria azione verso altri reati. Fino ad alleggerire il carico pesante del sovraffollamento delle carceri.
La legalizzazione della marijuana non è solo una questione ideologica, ma bensì una concreta opzione di governo; con una dimostrabile efficienza sul piano fiscale ed effetti positivi sul piano sociale e sanitario e del contrasto alle organizzazioni criminali. Le diverse stime sulla diffusione della cannabis in Italia fanno emergere un fenomeno di dimensioni socialmente ed economicamente imponenti.
La professoressa Carla Rossi, ordinaria di statistica medica all’università di Roma e componente del board dell’osservatorio europeo sulle droghe, in uno degli ultimi lavori scientifici avanza una stima di 7,2 miliardi di euro. Secondo invece la DNA incrociando i dati dei sequestri con un prezzo indicativo di mercato, si potrebbero raggiungere i 15 o 30 miliardi di euro. Come la finanziaria del 2016.
La legalizzazione non è sinonimo di promozione; legalizzare vuol dire portare alla luce ciò che ad oggi è sommerso nel mercato nero. Dobbiamo fare i conti con la realtà, affrontiamo il fenomeno con gli strumenti della legge, per un approccio informato e responsabile”.