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La festa della semina è un atto di disobbedienza civile che ha radici molto profonde. Un atto fondato sulla cultura millenaria della canapa e su evidenze scientifiche oramai non più occultabili.

Per decenni la folle “guerra alla droga”, attraverso disinformazione e galera, ha salvaguardato il monopolio delle mafie sul mercato, garantendo loro profitti miliardari e esentasse.

I vantaggi derivanti dalla legalizzazione della canapa sono sotto gli occhi di tutti: il rapporto di “Drug Policy Alliance” (gennaio 2018, USA) relativo agli Stati dell’unione americana conferma:

• riduzione degli arresti e dei procedimenti penali;
• non aumento di uso di cannabis da parte dei minorenni;
• riduzione dell’abuso e delle overdose da oppiacei;
• non correlazione tra legalizzazione e frequenza degli incidenti stradali, compresa la riduzione degli arresti per guida sotto l’effetto di alcol e altre droghe;
• aumento del gettito fiscale e iniziative per l’uso di questi soldi a fini sociali;
• creazione di nuovi posti di lavoro.

La legalizzazione della canapa in Italia sarebbe uno dei più grandi sequestri di beni mafiosi di tutti i tempi, perpetuo e miliardario, ma evidentemente “qualcuno” non vuole fare questo torto ai lor signori.

Oltre 40 anni di lotte antiproibizioniste e per la riduzione del danno, hanno sedimentato nel paese sapere e consapevolezza: la canapa è una risorsa e un diritto di tutti, e non baratteremo questa battaglia per una manciata di “cannabis light”.

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