Con riferimento alla nostra rubrica di mercoledì 4, che aveva sinteticamente indicato alcune delle gravi carenze del decreto “Organismo statale per la Cannabis“, informiamo che una disamina più estesa e approfondita di tali carenze si trova nella lettera alla Direzione generale competente del Ministero della salute dell’Associazione cannabis terapeutica (ACT) e della Società italiana ricerca cannabis (SIRCA) che trovate allegato qui sotto.
In particolare, SIRCA e ARC sottolineano la scoraggiante complessità delle procedure previste dal decreto, la mancata inclusione di alcuni tipi importanti di preparazioni, la omissione di diverse indicazioni ammesse dagli Stati statunitensi che hanno promulgato leggi sulla cannabis medica. E proprio a una di queste indicazioni omesse è dedicato un ampio servizio di Repubblica (11 novembre, p. 43), che riferisce sui risultati favorevoli ottenuti nella Sclerosi laterale amiotrofica (SLA) in una ricerca condotta presso il S. Raffaele e l’ospedale Niguarda a Milano, il Policlinico di Padova e la Fondazione Maugeri di Pavia; risultati la cui presentazione è in programma il 12 novembre al convegno SLA alla Città della Scienza di Napoli.
Le carenze del decreto sono tanto più preoccupanti in quanto le Regioni, avendolo approvato senza riserve nella Conferenza Stato-Regioni, si accingono ad applicarlo con tutte le sue limitazioni, come evidenziato per esempio dalle dichiarazioini rese il 9 novembre dall’assessore alla sanità del Piemonte Antonio Saitta: “…Il decreto ministeriale, sulla base delle evidenze scientifiche fino ad ora prodotte e che dovranno essere aggiornate periodicamente, stabilisce che l’uso medico della cannabis può essere considerato un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard. Cioè quando i trattamenti consueti non hanno prodotto gli effetti desiderati, è possibile passare all’impiego ad uso medico della cannabis e solo per alcune precise patologie gravi”. Seguono le indicazioni ammesse “per esclusione” dal decreto; insomma, una camicia di forza per curati e curanti che dovrebbero prima ricorrere a farmaci meno efficaci e più tossici: correndo per esempio il risiko degli antidolorifici/anti-infiammatori non steroidei, quelli che sono in testa per frequenza di ricoveri ospedalieri per effetti collaterali e per i quali negli USA vengono riportate decine di migliaia di morti all’anno. Ma attenzione: un Decreto ministeriale non è una legge dello Stato, è una normativa relativamente fragile che può essere impugnata in vari modi. Ai governatori e assessori regionali, ai responsabili dei servizi, ai singoli medici di buona volontà, ai malati ai quali viene ora “concessa” la cannabis col contagocce, va quindi rispettosamente ricordato che “Chi pecora si fa lupo la mangia”.