Spesso ci viene raccontato che, per verificare la capacità delle droghe di indurre dipendenza, è possibile testarle consentendone l’assunzione ai topi. Se essi le gradiscono, e continuano a usarle preferendole anche al cibo o al sesso, è dimostrato che queste droghe possono «indurre dipendenza». In base al modo in cui i topi consumano droghe, ci si dice, comprendiamo perché gli esseri umani possono diventare «dipendenti» da esse.
Questi topi, appositamente allevati, si somministrano droghe mentre sono tenuti in piccole gabbie. Non sono tenuti insieme ma isolati, non hanno niente da fare o da guardare, non hanno nemmeno la tv dei topi. La droga che gli viene offerta è la fonte di stimoli più intensa a loro disposizione.
Spesso i topi sono creati soltanto per l’esperimento, non hanno mai vissuto come dei topi veri, in un normale mondo di topi.
Gli uomini usano le droghe in circostanze di tutti i tipi. Qualche volta in una gabbia/prigione, ma soprattutto in un ambiente molto completo, pieno. Ci sono esseri umani che si iniettano droghe, ma la maggior parte di essi usa droghe in quantitativi molto piccoli e in modo molto meno invasivo fumandole, sniffandole o ingerendole. Quando le usano per la prima volta, hanno già vissuto e imparato per molti anni, hanno già assistito al consumo di droghe, ne hanno discusso con i loro amici, hanno le loro idee sull’effetto che farà a loro.
I topi non hanno una lingua o dei simboli riguardo allo status sociale di una droga, né hanno aspettative sui suoi effetti. I topi non hanno imparato a condividere le loro emozioni o le loro idee su quella droga. Gli esseri umani sono individui con molte sfaccettature. Hanno una storia lunga e complessa di ambizioni in conflitto tra loro, e di apprendimento su come vivere all’interno della loro cultura. Il cervello è diventato la struttura più complessa che la biologia abbia da offrire. I topi non hanno una storia di dolore, perdite emotive, ambizioni a esplorare la mente, imitare gli amici o godere della musica in modo più intenso grazie alle droghe.
I topi che sono esposti alle droghe hanno un cervello semplice, quasi vergine.
Cosa accade dunque esattamente, quando somministriamo cocaina a un topo? Il topo è stimolato, la cocaina agisce come la sua stessa adrenalina e lo fa eccitare. Gli piace, e gli piace ancora di più perché la cocaina è la sua unica fonte di eccitazione possibile. L’eccitazione da cocaina è più intensa di quella derivante dal cibo. Assume cocaina finché – improvvisamente – muore. Anche se parliamo al topo, e con le migliori maniere di cui siamo capaci gli diciamo che deve mangiare, esso agisce come se non capisse. Assume cocaina, e ancora cocaina, e poi ancora, e morirà per mancanza di appetito.
Ma cosa succede quando diamo cocaina a un essere umano? E?quando la diamo per la prima volta? Questa donna non sentirà niente. In nove casi su dieci, chi consuma per la prima volta non sente niente, e non prova certo piacere. Ma l’essere umano che percepisce l’effetto della cocaina può trovarla piacevole. In questo caso, lei vorrà provarla di nuovo per scoprire se le piace veramente. Se le piace veramente, ne discuterà con gli amici che gliel’hanno data, ad esempio dopo una cena. Loro diranno che le è piaciuta perché l’ha fatta ridere e parlare. Sì, effettivamente l’ha fatta ridere e parlare. E flirtare. ?Le piace ridere, parlare e flirtare. Impara a gradire la cocaina dopo cena in questo setting, con gli amici.
La prossima volta che la userà, ne riconoscerà l’effetto. Ha imparato cosa aspettarsi, cosa cercare. Questa donna potrebbe parlarne con un amico che apprezza a sua volta la cocaina. Ma l’amico dirà che le piace perché la rende meno timida. Meno timida? No, non per me. Mi piace perché mi ha fatto ridere, flirtare e parlare. Ma se dovessi scegliere tra il mio lavoro e i piaceri amplificati dalla cocaina, sceglierei il mio lavoro e la mia carriera futura.
I neurofarmacologi osservano i topi. Non c’è bisogno di ascoltare. Applicano la cocaina al cervello vergine di un topo, che non ha storia e non ha la capacità di riflettere. A volte i neurofarmacologi possono osservare degli esseri umani, ma non necessariamente. Conosco un farmacologo, autore di un libro sull’uso di cocaina, che non ha mai incontrato un consumatore di cocaina. Non ha nemmeno studiato libri sull’apprendimento umano, sulle rappresentazioni simboliche o sulla grande varietà dei modelli di consumo della cocaina da parte delle persone. Conosce migliaia di topi a cui è stata somministrata la cocaina. Ha osservato cellule cerebrali e Tac cerebrali. Capisce molto bene la statistica. È un esperto riconosciuto ma, temo, non capisce di non capire il consumo di droghe negli esseri umani. Generalizza ciò che pensa sulle cellule cerebrali dei topi e sul comportamento dei topi, e pensa che questo basti per capire il consumo di droghe negli esseri umani. Le sue descrizioni del consumo di droghe negli esseri umani sono fatte in modo da conformarsi a ciò che osserva nei topi, ma non a ciò che osserva nelle persone. ?Non ha mai osservato le persone.
La donna che gradisce la cocaina ne farà uso per un certo periodo di tempo. Potrebbe anche scoprire che funziona bene in circostanze diverse dall’assunzione in occasione di una cena. Ad esempio, in discoteca essa le dà energia e non le fa sentire la stanchezza.
Ma poi la donna decide di smettere di usarla perché è incinta. E dopo la nascita del bambino non va più in discoteca, perciò niente più cocaina per la discoteca. Forse ne prenderà un po’ dopo una cena, ma le cene diventano rare per una madre che ha molto da fare.
Dopo un po’ di tempo la donna capisce che la sua vita è cambiata, ed è cambiata anche l’attrazione per la cocaina appresa in determinati setting. La vita del topo in gabbia non cambia, non si sviluppa. Il topo usa cocaina e molto probabilmente morirà, se non smettiamo di dargliela.
Alcune persone che consumano cocaina, non molte, continuano a usarla e la usano per anni, tutti i giorni o quasi. Non la usano mai come il topo, perché il loro uso si inserisce comunque all’interno di un complesso modello di ambizioni, effetti appresi, aspettative. Questo significa che a volte non usano affatto cocaina per settimane o mesi. Non hanno il cervello di un topo, né lo avranno mai. Ma a volte non sono così carini.
Articolo di Peter Cohen
Cocaina e addiction, le discutibili ricerche dei neurofarmacologi sulle cavie.
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