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Il 26 agosto scorso l’Ufficio delle Nazioni unite per la droga e il crimine di Vienna (Unodc) ha pubblicato uno dei suoi rapporti sulla situazione afghana in cui si afferma che le politiche di controllo della coltivazione del papavero hanno contribuito alla diminuzione della superficie dedicata alla produzione di oppio per quasi il 15%. La grande enfasi di questo successo viene però smontata poche righe più avanti, quando si informa che le zone ancora coltivate hanno dato un raccolto maggiore. Si tratta dell’ennesima dimostrazione non solo del permanente fallimento delle politiche della comunità internazionale in materia di controllo della produzione delle materie prime necessarie al raffinamento di sostanze stupefacenti, ma anche di un ulteriore esempio di come l’Ufficio diretto da Antonio Maria Costa non perda occasione per praticare la sistematica manipolazione dei dati che produce.
I dispacci estivi di agenzie indipendenti, nonché autorevoli testate come il Financial Times e l’International Herald Tribune, hanno sottolineato come la strategia della comunità internazionale relativamente alla pretesa eradicazione dell’oppio in Afghanistan continui a fallire creando una ulteriore fonte di introito illegale per i vari gruppi che contribuiscono all’instabilità nel paese. Come risposta a queste critiche montanti, Costa ha annunciato che in futuro lo sforzo del suo ufficio verrà diretto a rivedere quanto praticato negli anni scorsi in Afghanistan privilegiando lo “sviluppo alternativo” all’eradicazione forzata. Un approccio ragionevole se il contesto, quello afghano, non fosse totalmente al di fuori del benché minimo controllo da parte di chicchessia, e se le politiche proposte avessero già prodotto qualche risultato tangibile in altre zone a forte produzione di piante ritenute tossiche come l’America latina.
Ad una mia domanda su quanto detto dal governo Prodi e quanto suggerito dal Parlamento europeo grazie all’eurodeputato radicale Marco Cappato, circa la proposta del Senlis Council di avviare progetti pilota per l’utilizzo del papavero aghano per scopi medicinali, il ministro Frattini davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato ha ripetuto i proclami della “tolleranza zero” senza alcuna argomentazione ideale o ideologica. Allo stesso tempo il ministro La Russa ha chiesto di avere un esercito pronto a combattere senza il necessario dibattito parlamentare preventivo. L’accentramento del potere decisionale, in un’Italia sempre più lontana dalla certezza del diritto, nelle mani di un esecutivo che si caratterizza per la “tolleranza zero” su tutto è il peggior modo di avviare un dibattito in vista della riunione ad hoc dell’Ungass del 2009. Nei prossimi mesi occorrerà contrastare, con dati scientifici da produrre e consolidare, la linea neo-proibizionista del governo Berlusconi, anche perché entro il 2008 dovrà tenersi la Conferenza nazionale sulle droghe alla quale, credo, dovremo partecipare con diritto di parola.
Marco Perduca
Co-vicepresidente del Partito radicale nonviolento,
eletto al Senato nelle liste del Partito democratico