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La produzione di oppio in Afghanistan è calata del 6% rispetto al 2007, passando dalle 8.200 tonnellate stimate nel 2007, a 7.700 tonnellate nel 2008. Nello stesso periodo, la superficie coltivata si è ridotta invece del 19%, passando da 193.000 ettari nel 2007 a 157.000 ettari nel 2008 (di cui 103.500 ettari nella sola provincia di Helmand). Sono questi i dati contenuti nell’ultimo rapporto Onu sulla produzione di oppio in Afghanistan (Afghanistan Opium Survey 2008) presentato recentemente a Roma dal direttore dell’Unodc Antonio Costa.
Secondo il rapporto, nel 2007 gli introiti ai contadini derivati dall’oppio erano stati stimati in un miliardo di dollari, mentre quest’anno il valore è calato di circa un quarto, passando a 730 milioni di dollari. Il calo della produzione è stato maggiore di quanto l’Unodc avesse previsto nel febbraio di quest’anno. I risultati raggiunti sono attribuiti tra l’altro alle «azioni anti-narcotici condotte con successo nelle province del nord e dell’est»; si noti tuttavia che gli ettari eradicati nel corso dell’ultimo anno sono 5.480, cioè solo una piccola parte di quei 36.000 ettari in meno registrati. A giocare un ruolo importante sono state in realtà le avverse condizioni climatiche, soprattutto nelle zone dove i campi vengono irrigati dall’acqua piovana, a causa dell’estrema siccità verificatasi.
Una terza causa è individuata poi nel forte aumento del prezzo del grano, che avrebbe spinto molti contadini a cambiare tipo di raccolto (si stima che le famiglie coinvolte nella produzione di oppio siano passate da 509.000 nel 2007, a 366.500 nel 2008), a fronte di una diminuzione del prezzo dell’oppio corrisposto ai contadini dai signori della droga (per l’oppio essiccato, 122 dollari al kg nel 2007, 95 dollari al kg nel 2008).
Qui l’Unodc propone un vero e proprio corto circuito logico: «Se il prezzo del grano rimane alto – ha ragionato Costa presentando i dati a Roma – i contadini potrebbero aumentare la coltivazione delle derrate alimentari. Tuttavia – ha aggiunto – visto che il prezzo elevato del cibo causerebbe serie difficoltà nei centri urbani, è urgente effettuare distribuzioni alimentari nelle città afgane». Insomma, si vorrebbe che il prezzo del grano restasse alto nelle campagne ma basso in città. E non è finita. L’Unodc indica infatti come obiettivo la riduzione «sia della produzione dell’oppio, sia del suo prezzo» in barba alle più elementari leggi del mercato.
Come riuscirci? Semplice: con l’impiego delle forze armate in attività di contrasto come la distruzione dei mercati di droga all’aperto, lo smantellamento dei laboratori dove viene lavorata l’eroina, il blocco dei convogli di trafficanti diretti verso i confini sud-occidentali. A questo proposito, Costa ha ricordato che «la decisione politica è stata presa» (cfr. Maurizio Veglio, Fuoriluogo, ottobre 2008). Non a caso, il rapporto insiste su una «polarizzazione della situazione della sicurezza tra il sud senza legge e il nord relativamente stabile», disegnando un paese spaccato in due tra un nord-est del paese «drug-free» e un sud-ovest in cui sette province si spartiscono il 98% della produzione arricchendo i potentati locali.