Nell’ultimo mese per la politica sulle droghe è davvero successo di tutto e di più. Episodi ancora non chiariti, come l’incidente del pullman uscito di strada in provincia di Novara e la morte di un giovane studente di Paterno Dugnano, sono stati utilizzati da giornali e televisioni per lanciare l’offensiva contro lo spinello assassino. Negli stessi giorni Letizia Moratti ha lanciato come sindaco di Milano l’iniziativa dell’invio a tutte le famiglie con figli adolescenti del kit antidroga. Di fronte a una iniziativa demagogica e destinata al fallimento, oltre che assai costosa – come dimostra l’esperienza americana – le perplessità sono state sollevate dal presidente della regione Lombardia Formigoni mentre la ministra Turco ha espresso apprezzamento in nome dello slogan del consumo zero.
Ma la vicenda più preoccupante è la presa di posizione del sindaco di Torino che in un’intervista al Corriere ha annunciato la svolta culturale in favore della punizione dei consumatori. Il pronunciamento populista è in sintonia con le prese di posizione emergenzialiste di Giuliano Amato sull’allarme cocaina e di Sergio Cofferati sulla sicurezza.
Non solo viene buttato nel cestino il programma dell’Unione che era di una chiarezza esemplare, ma si ridisegna l’identità di una forza politica, i Ds, sull’altare del nuovo soggetto politico, il Partito Democratico, pronto ad assumere i valori del senso comune più becero.
Assistiamo con timore alla stessa parabola di Bettino Craxi che proprio a partire dalla proclamazione della lotta alla droga negli anni ’90, spinse il Partito Socialista verso la deriva plebiscitaria. La ragione di questa mutazione non è ovviamente legata al merito della questione, ma a una logica di schieramento per conquistare il mitico centro, parlando direttamente alla pancia del paese reale, incattivito e imbarbarito.
L’assemblea di Forum Droghe del 21 aprile aveva lanciato un ultimatum al Governo perché entro il 26 giugno presentasse finalmente il disegno di legge per l’abrogazione della Fini-Giovanardi oppure lasciasse il Parlamento libero di discutere la proposta del Cartello “Dal Penale al Sociale” sottoscritta da ottanta deputati. Da oggi inizia il conto alla rovescia, senza alibi per nessuno