Negli Stati Uniti è in corso una mobilitazione on line sulla cannabis medica, lanciata dal Libertarian Party della California. Come si ricorderà, nel Novembre 1996 era stato approvato il referendum sulla “proposta 215”, in base alla quale non si sarebbero potuti arrestare i pazienti che usassero la marijuna prescritta da un medico. Successivamente in altri Stati (Arizona, Alaska, Washington, Nevada, Oregon Colorado e distretto di Columbia) erano passate misure simili. Ma subito dopo il responso popolare californiano il governo federale annunciò che sarebbero stati ugualmente perseguiti i medici che avessero raccomandato la cannabis ai malati. Ed infatti la repressione è continuata. Molti pazienti sono ancora sottoposti all’arresto, i medici spesso non prescrivono la canapa per paura che il governo federale tolga loro l’autorizzazione a prescrivere le sostanze sotto controllo della legge sugli stupefacenti; e i governi degli stati dove sono stati approvati i referendum non sanno che pesci pigliare. L’appiglio cui si rifanno le autorità federali per vanificare i pronunciamenti favorevoli alla cannabis medica, è contenuto nella legge nazionale del 1970 (Controlled Substances Act): le sostanze sono classificate in cinque tabelle, a seconda delle loro capacità di indurre dipendenza e del loro riconosciuto valore terapeutico. La marijuana è addirittura inserita nella tabella I, fra le droghe più pericolose, per le quali non è consentita l’indicazione terapeutica.(mentre per assurdo la cocaina, droga assai più rischiosa della marijuana, è classificata nella tabella II, e i medici possono prescriverla per terapia a determinate condizioni). La campagna “215 Now” consiste in una petizione indirizzata alle autorità competenti – fra cui il Procuratore Generale degli Stati Uniti, Janet Reno, e lo zar antidroga Barry Mc Caffrey- perché la cannabis sia riclassificata subito fra le droghe che possano essere prescritte dai medici. La petizione può essere sottoscritta al sito www.215Now.com : finora sono state raccolte 7400 firme fra i cittadini californiani, ma i promotori stanno estendendo l’iniziativa a tutti gli Stati Uniti, trattandosi di una richiesta di modifica della legge a livello federale. La richiesta della prescrizione terapeutica della cannabis è stata anche al centro della mobilitazione del 1 Maggio, che si è svolta in molti paesi, promossa dalla “Lega internazionale per la legalizzazione della canapa”. La campagna del 1 Maggio “giornata di liberazione” dal proibizionismo, aveva avuto un lancio in grande stile l’anno scorso, con la grande manifestazione di Londra, sostenuta dal giornale Independent on Sunday, che aveva raccolto più di ventimila persone. Quest’anno si sono svolte manifestazioni di piazza in oltre 28 città, in Europa, Stati Uniti, Australia e Canada. Tra le più significative quella di S. Francisco, dove hanno sfilato circa quattromila manifestanti, in gran parte pazienti che si curano con la marijuana. La protesta era soprattutto indirizzata contro le “bugie” della Food and drug Administration sulla cannabis “sostanza che in 5000 anni non ha mai causato una sola morte”: in raffronto alle centinaia di migliaia di morti causate tutti gli anni dalle droghe legali, come l’alcool e la nicotina. La polizia di S. Francisco ha tenuto un atteggiamento “rispettoso”, a differenza di quella di New York, dove si è svolta una marcia con venticinquemila persone, controllate da ben quattromila poliziotti. Il corteo si è fermato di fronte al Municipio, per protestare contro la politica di “tolleranza zero” del sindaco Giuliani. Quasi tutti hanno fumato uno spinello in segno di disobbedienza civile e ci sono stati un centinaio di arresti: neppure molti, visto l’enorme dispiegamento di polizia. In Europa gli eventi più importanti si sono avuti a Praga, dove sono state raccolte migliaia di firme su una petizione per la legalizzazione della marijuana rivolta al parlamento ceco, e a Londra: 5000 manifestanti hanno sfilato da Brixton a Clapham Common, dove si è svolto un concerto.