Nei mesi scorsi abbiamo appreso che, secondo alcuni ricercatori delle Università di Cagliari e Sassari, anche hashish e marijuana darebbero dipendenza. Lo studio è stato condotto su animali da laboratorio. Abbiamo quindi pensato di andare a intervistare uno dei ratti su cui sono stati condotti gli esperimenti. Quali sono state le sue impressione sull’assunzione di hashish e marijuana? Sicuramente molto più piacevoli rispetto a quelle provate il mese scorso quando mi hanno fatto assumere un antidepressivo per valutarne la dose tossica. Quella volta me la sono vista brutta. Mi è venuta la febbre, ho vomitato sangue e mi sono venute le convulsioni, ma per fortuna sono sopravvissuto. Pensi che, secondo i ricercatori, questo antidepressivo sarebbe ottimo sugli umani. Se darà gli stessi effetti collaterali che ho patito io, poveri voi! Con i cannabinoidi invece non ho sofferto in alcuna maniera: fossero tutte così le ricerche! Una cosa però non ho capito. Perché voi umani fate uso di queste sostanze? Se fossi libero, come lei, non penso che sentirei il bisogno di fumare gli spinelli. Invece sono prigioniero in questo laboratorio, dentro a questa piccola gabbia. Grosse e brusche mani che mi prendono, mi girano, mi spostano. E io non riesco mai a capire quando mi succederà qualcosa di brutto. Sì, questa ricerca è stata sicuramente la più piacevole a cui ho partecipato! Farei la firma perché anche la prossima possa essere così. Anche i suoi compagni che hanno partecipato alla sperimentazione la pensano come lei? Sì, anche loro sono rimasti soddisfatti dell’esperienza. Qualcuno però mi ha detto che preferisce l’erba cipollina. Molto più buona! Purtroppo, non potranno confermarglielo perché sono tutti morti. Hanno infatti partecipato a uno studio su una sostanza innocua per voi umani, ma che è risultata mortale per noi ratti. Sa, il nostro è un gran brutto lavoro: mai una volta che abbiamo qualche tipo di certezza o di sicurezza. Non può nemmeno immaginare quanti amici sono morti, oppure a quali sofferenze, a volte, andiamo incontro. Durante la sperimentazione cosa è cambiato nella sua vita? Sostanzialmente nulla. Continuavo a vivere nella mia piccola gabbia e uscivo solo quando i ricercatori avevano bisogno di me: come al solito! Ogni tanto sentivo dire cose strane sulle sostanze che mi davano. Dicevano che interferiscono con le prestazioni sul lavoro! Ma cosa vuole dire questa parola? Noi ratti non sappiamo cosa sia lavorare. Un’altra volta un ricercatore ha detto che la marijuana modificherebbe i rapporti interpersonali. Almeno fosse! Vorrei tanto poter stare nella gabbia con altri ratti, soprattutto femmine. E invece sono sempre solo, mai una rampa d’aiuto. Solo qualche parola di conforto dagli amici delle gabbie vicine. Ma la cosa più ridicola che ho sentito è stata questa. Tra gli altri aspetti, dipendenza da una sostanza vorrebbe dire avere difficoltà a sospenderne l’assunzione o la tendenza ad aumentare le dosi nel tempo. Ma se sono stati i ricercatori a decidere di darci la marijuana e sempre loro a togliercela, come hanno fatto a capire che darebbe dipendenza? Confesso di non essere in grado di darle una risposta, perché nemmeno io ho capito questo aspetto. La ringrazio comunque per la sua disponibilità. Prego. Adesso potrei fare anch’io una domanda? Certamente, chieda pure. Ma perché voi umani che siete molto più intelligenti di noi animali continuate a usarci per le vostre ricerche? Non avete ancora capito che non funzioniamo alla stessa maniera? E poi, essendo tanti gli umani che usano marijuana e hashish, perché non conducete studi su loro? È possibile che non abbiate ancora capito se i cannabinoidi danno o meno dipendenza nei vostri simili? Il nostro sacrificio e la nostra sofferenza mi sembrano veramente inutili!
* Medico chirurgo, Comitato Scientifico Antivivisezionista