Tempo di lettura: 2 minuti

Sulle stanze del consumo registriamo una prima vittoria: venti consiglieri di maggioranza del Comune di Torino hanno presentato giovedì 27 una mozione che impegna il sindaco e la giunta a predisporre la sperimentazione delle “stanze”. La mozione sarà ridiscussa tra due settimane ma secondo il sindaco Chiamparino il progetto va «nella direzione giusta». Sono passati cinque anni da quando Chiamparino insediò una commissione per valutare la sperimentazione di una stanza del consumo. Allora, la morte in poche settimane di undici persone per overdose aveva scosso la città, e in molti si erano posti la domanda su cosa si potesse fare concretamente perché ciò non si ripetesse. La commissione – con la responsabilità di molti – non approdò a nulla. Si sostenne, allora, che non c’erano evidenze attorno all’utilità delle stanze. Ma non era vero: la prima stanza, in Europa, data al 1986, e da allora si sono moltiplicate in molti paesi dell’Unione, e poi in Canada, Brasile e Australia. Già allora, nel 2002, c’erano molti studi di valutazione che ben potevano supportare lo slancio all’innovazione. Studi che sono stati resi noti alla commissione e al sindaco anche da noi, quando Forum Droghe, insieme al Coordinamento degli operatori della bassa soglia del Piemonte, organizzò un incontro con gli esperti e i valutatori delle “stanze” della città di Francoforte.
Gli anni hanno portato con sé ancora overdose, danni alla salute, ancora la contraddizione – tante volte sollevata dagli operatori – tra la promozione della salute e una scena della droga fatta di sporcizia, degrado e rischio. E ancora, e non ultimo, l’impatto con gruppi di cittadini, laddove la scena aperta diventava troppo visibile e troppo affollata, come a Parco Stura. Rischi e danni contenibili e limitabili, con una buona politica fatta di attenzione ai bisogni dei consumatori, a quelli dei cittadini, di una capacità di mediazione sociale e attenzione ai diritti di tutti. Così, oggi ci riproviamo per le buone ragioni di sempre, dal basso e con una iniziativa di petizione popolare: un minimo di 800 firme – ma sappiamo che ne avremo molte di più – che servono a chiedere l’apertura di una “stanza” a Torino. Ci riproviamo perché Torino ha un buon sistema di servizi a bassa soglia, e operatori di strada capaci, esperti e formati e può forse meglio di altre città integrare questo nuovo servizio. Ci riproviamo perché i tempi della politica nazionale sono troppo incerti e crediamo che le città abbiano bisogno di interventi efficaci e rispettosi della dignità di tutti, se non vogliono morire di retorica e tolleranza zero. Ci proviamo perché la legge Fini-Giovanardi, comunque, non vieta un servizio sanitario finalizzato a salvare la vita. Noi che promuoviamo siamo Forum Droghe, Associazione Adelaide Aglietta e Malega9, il gruppo che ha rilanciato a Torino il dibattito con il suo video “Le stanze dei figli”. Da sabato 22 settembre, tavoli in città per i residenti e un indirizzo narcosalatorino@libero.it a cui tutti possono aderire.