Con la predisposizione del documento finale da proporre alla ministra per la solidarietà sociale, si sono chiusi i lavori di quest’anno della Consulta sulle tossicodipendenze. La Consulta, composta da settanta membri tra operatori sanitari, responsabili di comunità, rappresentanti di associazioni, ha lavorato attraverso sei gruppi così definiti: nuovi fenomeni e nuove droghe; politiche di prevenzione; soggetti marginali e strategie di riduzione del danno; inserimento lavorativo e sociale; rete integrata di servizi; valutazione dell’efficacia degli interventi. Il testo che ne è emerso, e che è stato discusso il 6 dicembre, recepisce complessivamente orientamenti che gli osservatori più attenti al fenomeno da tempo hanno esplicitato: primo fra tutti la centralità delle strategie della riduzione del danno nel misurarsi alla questione in modo non ideologico, più produttivo e rispettoso della scelte individuali. Tutto bene, dunque? Non tanto. Perché i lavori della Consulta hanno risentito dello stallo in cui annaspa tuttora la discussione, nonostante la crescita esponenziale dei problemi. In primo luogo di quelli connessi alla marginalità e al suo progressivo declinarsi in termini punitivi: il numero altissimo, e in crescita, di tossicodipendenti in carcere rende poco credibili le buone intenzioni. E lo stallo è direttamente figlio delle non iniziative prese dopo gli impegni assunti in modo ufficiale e risonante nella Conferenza di Napoli di più di due anni fa: dovremmo essere alla vigilia della nuova Conferenza – che non sembra tuttavia essere in fase di effettiva progettazione – e ritrovarsi a ribadire semplicemente quanto allora affermato è segnale di grande debolezza. Le parole non tradotte in atti diventano vuote e sempre meno efficaci, lasciano spazio alla perdita progressiva di significati condivisi; e in questi interstizi albergano coloro che, non condividendo gli indirizzi allora stabiliti, hanno operato per la loro tacita non praticabilità, pronti a riproporre la centralità del pensiero punitivo. Tra i membri della Consulta non ne mancano di certo.