Anche quest’anno l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda) ha pubblicato la consueta Relazione annuale sull’evoluzione del fenomeno della droga in Europa, con l’obiettivo di offrire «un aggiornamento esaustivo», nonché «sostenibile e solido dal punto di vista metodologico» della situazione attuale in materia di droghe. Dove siano esaustività e solidità metodologica è difficile dirlo, dato che l’Emcdda rimane schiavo di errori e lacune talvolta imbarazzanti. Tuttavia, dopo oltre un decennio di attesa, la Relazione 2007 regala finalmente delle piacevoli sorprese. A cominciare dalla Prefazione, dove si afferma che «non esiste una soluzione a portata di mano» e che occorre ragionare in termini di «costi/benefici delle diverse modalità di intervento». E dove, rivendicando un’autonomia europea in questo campo, il presidente del consiglio di amministrazione dell’Emcdda Marcel Reimen ricorda anche che «dietro alla freddezza delle statistiche (…) ci sono esseri umani in carne ed ossa». Parole di buon senso, niente di più. Ma comunque una rarità, nell’epoca della “tolleranza zero”.
Guardiamo brevemente le “fredde” cifre riportate dall’Osservatorio. Per quanto concerne i consumi, la Relazione 2007 ci racconta che la cannabis continua ad essere la droga illecita più apprezzata dagli europei con età compresa tra i 15 e i 64 anni: oltre 70 milioni (il 22% degli europei nella fascia d’età considerata) l’hanno provata “almeno una volta nella vita” (consumo lifetime), circa 23 milioni “almeno una volta nell’ultimo anno”, oltre 13 milioni “almeno una volta negli ultimi 30 giorni”. Se i consumi di cannabis sono di poco superiori a quelli descritti nel 2006, l’Emcdda registra invece un aumento più consistente del consumo di cocaina: 12 milioni sono gli adulti che dichiarano un consumo lifetime, mentre sono 4 milioni e mezzo a dichiarare un consumo nell’ultimo anno. Il consumo nell’ultimo mese coinvolge invece circa 2 milioni di adulti. Anche le anfetamine, sempre stando al quadro “esaustivo” dipinto dall’Emcdda, non vengono disdegnate: quasi 11 milioni di europei dichiarano un consumo lifetime, mentre circa un milione di adulti ammette un consumo negli ultimi 30 giorni. I valori riportati per l’ecstasy sono leggermente inferiori per il consumo lifetime (9,5 milioni) e simili per quello nell’ultimo mese. Ma si tratta di cifre da prendere con le pinze, perché raccolte con riferimento ad anni diversi e a fasce d’età non sempre omogenee. Precisamente in un’ottica «solida e sostenibile dal punto di vista metodologico»…
Tuttavia, al di là dei numeri, il capitolo sulla “famigerata” eroina apre le porte ad una serie di riflessioni inattese da parte dell’Osservatorio. Appunto, non tanto per le stime sui consumi proposte dall’Emcdda (comunque interpretate alla luce del “consumo problematico”), quanto per i commenti positivi dell’Osservatorio, neppure troppo velati, sulle politiche di riduzione del danno. Senza eccedere nell’entusiasmo, occorre infatti segnalare che è questa la parte più interessante della Relazione 2007, sia per i contenuti sia per il “luogo” istituzionale in cui vengono riportati. Ad esempio, in tema di scambio di siringhe, l’Emcdda afferma che «se è vero che la distribuzione di materiale sterile per l’iniezione endovenosa attraverso i programmi di scambio di aghi e siringhe non viene più percepita come una questione controversa, altrettanto certo è che non tutti i paesi riconoscono priorità a questi programmi e alcuni ritengono che la vendita (…) attraverso le farmacie sia ampiamente sufficiente»; e afferma perfino che «nei paesi dove le farmacie costituiscono per i tossicodipendenti un punto di riferimento comune (…) queste strutture potrebbero svolgere un ruolo più incisivo nell’offerta di altre misure protettive della salute (…) test e servizi di consulenza (…)».
Ma sono interessanti soprattutto le pagine finali, laddove l’Osservatorio sembra pronunciarsi a favore delle “stanze del consumo”. Non lo fa esplicitamente, appunto. Ma non può essere sottovalutata la presa di posizione nei confronti dell’International Narcotics Control Board (Incb) – che invece «ha criticato i locali di consumo controllato nelle sue recenti relazioni annuali» – da un lato descrivendo (finalmente!) gli «argomenti a favore di questa misura» proprio in termini di riduzione dei danni (compreso il miglioramento della quiete pubblica!) e, da un altro lato, dando voce a quei Paesi che con enormi difficoltà stanno portando avanti tali pratiche: Paesi Bassi (40 centri) e Germania (25), in primo luogo; ma anche Spagna (6 centri), Lussemburgo e Norvegia (un centro a testa). Insomma, un altro appello all’”orgoglio europeo”…
Tuttavia, è lecito temere che la strada sarà ancora lunga e piena di ostacoli; e che il prossimo Report dell’Incb saprà rifarsi, con gli interessi.
Da Lisbona gradite parole di buon senso
Articolo di Redazione
PUBBLICATA LA RELAZIONE ANNUALE DELL’OSSERVATORIO EUROPEO SU DROGA E TOSSICODIPENDENZA
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