La canapa è la droga illegale più diffusa in Australia. Secondo stime prudenti, circa il 44% degli australiani al di sopra dei 14 anni ha provato la sostanza almeno una volta nell’arco della vita, e circa il 18% (equivalente a due milioni e settecentomila persone) l’ha assunta negli ultimi 12 mesi. Attualmente, in alcuni stati australiani, chiunque sia trovato in possesso di canapa per uso personale può essere accusato di reato penale. Ma l’esperienza ha dimostrato che il rischio di incorrere in una sanzione penale non costituisce un deterrente significativo al consumo, mentre il costo sociale dell’etichettare i consumatori come criminali può essere notevole. Guidati da questa preoccupazione, alcuni stati e regioni dell’Australia hanno eliminato le sanzioni penali per i reati minori della canapa, e l’uso di questa sostanza è trattato alla stregua di un’infrazione per eccesso di velocità in automobile: la persona è soggetta ad una multa, ma il fatto non è registrato nella fedina penale. Le ricerche ci dicono che oltre il 70% dell’opinione pubblica approva questa politica. In Australia, la gran parte della legislazione relativa alle droghe illecite è di pertinenza dei singoli stati: così, accanto agli stati che hanno riformato il sistema di controllo per la canapa sulla linea sopra illustrata, ce ne sono altri che hanno mantenuto l’approccio repressivo. Le diverse leggi sulla canapa, così come applicate nelle diverse parti del paese, offrono un perfetto ambiente naturale in cui mettere a confronto la loro efficacia. L’Australia del Sud, il Territorio della capitale dell’Australia, e il Territorio settentrionale, rispettivamente nell”87, nel ’92 e nel ’96, hanno adottato sistemi in cui le infrazioni minori per la canapa sono soggette a multe irrogate al momento. I modelli differiscono rispetto ai particolari dell’infrazione, ai livelli di multa e alle conseguenze cui i consumatori possono andare incontro se non pagano entro i termini stabiliti. Tuttavia in tutti i modelli, se la multa è pagata in tempo, non c’è registrazione del reato sulla fedina penale. Per certi versi questi sistemi assomigliano a quello italiano, in cui al consumatore può venire ritirato il passaporto o la patente di guida: anche se queste sanzioni sembrano assai più severe di una semplice multa, per le conseguenze negative sul lavoro, la vita familiare e così via. L’approccio più nuovo per le infrazioni minori circa la canapa è l’ammonizione formale: è stata adottata da alcuni governi statali conservatori, che l’hanno vista come una soluzione ai problemi causati dal proibizionismo totale, senza esser costretti ad “ammorbidire” la legge. Nel 1998 il governo dello stato di Victoria ha iniziato un esperimento di 6 mesi: la polizia impartisce ammonizioni alla prima e alla seconda infrazione per la canapa, mentre la terza infrazione e quelle successive sono trattate come reati penali. L’esperimento di Victoria è stato giudicato un successo dalla polizia e non solo, ed è perciò stato esteso a tutto lo stato. E’ anche in corso uno studio pilota sulle ammonizioni anche per le altre droghe. Successivamente anche la Tasmania ha introdotto il sistema delle ammonizioni per il consumo di canapa, e nell’Australia occidentale si sta svolgendo la sperimentazione di un modello limitato di ammonizione, sempre per la canapa, in due distretti di polizia. Anche il Nuovo Galles del Sud ha deciso di adottare un indirizzo simile. Nel 1994 la Task Force nazionale sulla canapa ha invitato i governi di tutti gli stati australiani a valutare l’opportunità di eliminare le sanzioni penali per il consumo, proponendo di effettuare una ricerca per confrontare l’impatto sociale dei modelli di notifica di violazione (ossia le multe) con quelli tradizionali di imputazione penale. L’Australia del Sud è lo stato in cui il sistema di notifica di violazione è stato introdotto da più lungo tempo: è stato valutato in tutti gli aspetti e recentemente è stato messo a confronto con quello degli stati che adottano la proibizione totale con le sanzioni penali. Lo studio valutativo non ha dimostrato un aumento del numero di consumatori di canapa, né fra i giovani studenti, né nella popolazione in generale, in seguito all’introduzione del sistema di notifica di violazione. Si è inoltre scoperto che nessuno dei due modelli sembra avere molta influenza nello scoraggiare il consumo di canapa nella maggior parte dei soggetti già sottoposti a sanzioni di qualsiasi tipo. Tuttavia, rispetto all’impatto sociale, si è visto che l’imputazione penale ha conseguenze di gran lunga più negative sul mantenimento del lavoro, dell’alloggio, sulle relazioni sociali. Per di più chi ha avuto a suo carico un’accusa penale ha molte più probabilità di incorrere nelle maglie della polizia, una volta che il suo nome è entrato nel sistema della giustizia penale. Ma soprattutto il costo economico per la comunità del sistema di notifica di infrazione si è rivelato molto meno elevato di quello della proibizione totale. Di conseguenza questo modello ha conquistato largo consenso nell’Australia del Sud, sia fra la popolazione che fra gli addetti della giustizia e la polizia. Lo studio di valutazione ha riscontrato anche dei problemi nel funzionamento del sistema: ad esempio quasi la metà di coloro che ricevono una notifica di infrazione non pagano le multe e molti incorrono poi in un’imputazione penale. Così il modello è in corso di modifica per ovviare a questi e altri inconvenienti. L’esperienza australiana della legge sulla canapa dimostra che c’è necessità di studiare, valutare e confrontare diversi modelli di politiche e legislazioni sulla droga. E si dovrebbero sottoporre a verifica scientifica non solo i modelli più recenti e innovativi, ma anche i regimi consolidati nel tempo, come quello della proibizione totale: per esser sicuri che non stiano aggravando il danno correlato alle droghe, invece di ridurlo.
*Research Fellow, National Drug Research Institute, Perth, Australia Occidentale