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Tanto tuonò che piovve. E la crisi del governo Prodi è infine ingloriosamente arrivata. Frutto del “combinato disposto” tra masochismi trotzkisti e astuzie centriste. Dopo di essa, vi è la tentazione di considerare fallito l’esperimento dell’Unione e carta straccia il suo Programma. Pure, quel Programma rimane la base indispensabile per rilanciare alleanze e soprattutto contenuti: gli unici in grado di contenere le insane spinte al cupio dissolvi. Recitava il Programma dell’Unione: «Il decreto legge del governo sulle tossicodipendenze deve essere abrogato». Di più, si indicava la necessità di «decriminalizzazione delle condotte legate al consumo» e quindi il «superamento della normativa in vigore dal 1990». Dunque, nessun funambolismo lessicale, come quel «superamento» dei Centri di detenzione per immigrati che ha sinora impedito di chiudere e di vuotare quelle improprie galere.
Abrogazione, punto. Senza giri di parole. Era lecito aspettarsi che la questione trovasse se non proprio corsie prioritarie, almeno la dovuta attenzione. Stante oltre tutto i riflessi non indifferenti in termini di carcerazioni e stante la posizione tenuta dal ministro Paolo Ferrero, inequivoca e determinata.
Invece, la legge Fini-Giovanardi ? inserita a tradimento nel decreto sulle Olimpiadi e approvata con voto di fiducia senza discussione ? compie un anno e la nuova normativa è rimasta ferma al palo. Da qui la decisione di Forum Droghe a inizio febbraio di promuovere un digiuno a staffetta, cominciato da Franco Corleone e cui hanno man mano partecipato decine di persone. Obiettivo: sollecitare l’immediato incardinamento della proposta di legge con primo firmatario Marco Boato, sottoscritta da deputati di tutto il centrosinistra (vedi Fuoriluogo, dicembre 2006), e la nomina dei relatori nelle due Commissioni della Camera, Giustizia e Affari Sociali.
La questione droga era fuori dall’agenda politica, il digiuno ha costretto a prenderla in mano. Dopo due settimane, i primi risultati. Il 15 febbraio, in un incontro, Corleone aveva illustrato l’iniziativa al presidente della Camera Fausto Bertinotti, che manifestava attenzione e coinvolgimento. Ma, soprattutto, i due presidenti delle Commissioni interessate, Mimmo Lucà e Pino Pisicchio, in una lettera comunicavano di avere in calendario, per il 28 febbraio, un’audizione del ministro Ferrero al fine di prendere atto degli intendimenti del governo in merito alla presentazione di una propria proposta. L’ipotesi che si profilava, di conseguenza, era che a breve venissero contestualmente avviati i lavori sia su un provvedimento proposto dal governo (si parlava di un disegno di legge delega), sia sulla iniziativa parlamentare promossa da Forum Droghe. L’obiettivo pareva raggiunto. Un obiettivo piccolo e ragionevole. Un primo necessario passo per dare attuazione alla promessa elettorale. Poi la bocciatura del governo sulla politica estera, le dimissioni e ora la ricerca di una soluzione.
Quale che sarà, il nostro auspicio è che, sulla questione droga si riparta da lì. Da quel Programma, dai risultati del nostro digiuno.
Per il bene dell’Italia, titolava il Programma dell’Unione. Vogliamo continuare a pensare che esso torni a essere un unificante punto fermo e che vi sia compreso anche il bene delle centinaia di migliaia di persone che consumano sostanze e delle loro famiglie, rese ancor più vittime da una legge criminalizzante e criminogena, ideologica e antiscientifica, che tratta allo stesso modo droghe leggere e pesanti. Alla fine di questo mese quella legge compie un anno: un anno di troppo.