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PIACERE VERSUS FELICITA’
“Come dimostra la sua origine sessantottina, l’attuale “epidemia” della droga ha radici morali e culturali profonde. Queste radici risalgono al rifiuto dei valori, specie di quello del sacrificio, ed alla pretesa di sostituirli con un surrogato artificiale che assicuri un illusorio benessere. Una delle idee fondamentali che sono state inculcate nei giovani è quella della reversibilità tra piacere immediato e felicità: quanto più intenso è il piacere, tanto più piena sarebbe la felicità. Contro questi errori bisogna riconquistare le verità tradizionali della fede e della morale (…). Come insegna Giovanni Paolo II, questa crisi (…) non è accidentale, ma viene favorita “dal diffondersi e radicarsi, in tutti gli Stati, di una morale laica che prescinde quasi totalmente dalla morale oggettiva, cosiddetta naturale, e dalla morale rivelata dal Vangelo.” (Bernabei, Droga libera? 100 ragioni contro, Famiglia domani, 1998)

DROGA E SOCIETA’
1 “Ciò che è in sé nocivo all’uomo e alla società non può essere rivendicato come diritto. Non esiste un diritto al furto, ma esiste al contrario un dovere di non rubare. I diritti si fondano sulla verità e sul bene e non possono negare l’ordine morale. L’unico diritto dell’uomo che la legge deve tutelare è quello di vivere in una società libera dalla droga”. (Bernabei, op. cit.)

DROGA E SOCIETA’ 2
“(…) i nostri comportamenti non coinvolgono (…) solo le persone. Altrettanto incisivamente essi coinvolgono l’identità della società, la natura del legame che la tiene insieme e che la fa appunto essere una ‘società’ e non un autobus su cui si sale o da cui si scende a proprio esclusivo piacere. Non soltanto l’immagine, ma la natura stessa di tale società mutano indubbiamente in maniera assai rilevante a seconda che in essa, per esempio, l’uso di droga sia o no legalizzato” (Galli della Loggia, Corsera, 2-12-96)

IPSE DIXIT
“Se al cristiano fosse lecito maledire, la prima maledizione dovrebbe essere contro il traffico e lo spaccio della droga (…). La sanzione deve punire non solo chi la produce e la commercia, ma anche chi la detiene. (…) Solo i ciechi possono ostinarsi a vedere la droga, anche se in dosi leggere, come una prestazione dovuta o tollerata per chi è già caduto in questo baratro”. ( Card. Michele Giordano, Arcivescovo di Napoli, Osservatore romano, 18-7-97)

FORZA DROGA
“(…) la giusta via che il giovane deve prendere verso il sé non è quella dell’inconscio, bensì quella all’interno dello spirito, nella luce della coscienza aperta a tutta la realtà, e infine a quella più alta, di Dio, il quale egli incontra nel suo intimo. Al contrario, andando la via all’inconscio sensibile pulsionale, lo spirito viene esteriorizzato, perché le attività sensibili e pulsionali sono sì nell’anima, ma esterne allo spirito. Quindi risulta anche un motivo dell’uso drogastico. Infatti, lo spirito esteriorizzato è in un conflitto penoso con se stesso. La droga sembra offrire una possibilità di liberarsene” (H. Seidl, al Convegno “Droga: un problema etico” promosso da Forza Italia, 28-09-99)