Tempo di lettura: 2 minuti

Estate, più ecstasy, più voyerismo mediatico: proviamo a ridurre il danno di questa infernale miscela. Ecco un esempio dei primi sintomi, che si aggraveranno drammaticamente nei prossimi mesi: “Lo sballo del sabato sera: mi drogo e faccio sesso. Arriva il superpill fra ecstasy e Viagra”. Non è un trafiletto, non è Novella 2000, è il titolo di una intera pagina di Repubblica. Tenacemente ricordiamo che l’MDMA, comunemente ecstasy, era legale in USA fino alla metà degli anni ’80, e usata da molti psicoterapeuti per comunicare meglio con i pazienti più difficili. Resa illegale, prima in Usa e poi in tutto l’Occidente grazie alle pressioni dell’onnipotente DEA, la polizia americana antidroga, la sostanza ha riempito il mercato nero: in quest’ambito è meno controllabile ed implica evidentemente maggiori rischi. Una cosa è sicura: non c’è prospettiva di dipendenza, come per l’eroina, dunque gli scenari cambiano radicalmente. E’ prevalente l’associazione con nuovi tipi di musica – house e techno – nonché con il ballo intensivo che si pratica sia nei rave trasgressivi che nelle più commerciali discoteche. I rischi veri sono collegati al movimento frenetico e prolungato e ci vogliono molte pause, nonché molta acqua, possibilmente gratuita. Non è provata nessuna frequente correlazione con gli incidenti d’auto. Neanche è provato il danno al cervello con l’uso prolungato, di cui molti parlano basandosi sugli esperimenti coi topi: la sperimentazione verificabile sull’uomo è stata di fatto sospesa con la messa fuori legge della sostanza. In un recente convegno della CGIL si è riproposto il progetto ispirato al pragmatismo olandese, un servizio di analisi del contenuto delle pasticche per i consumatori, per sapere che cosa offre loro il mercato illegale. Si farebbe così strada la nozione di “consumo informato”. Già nel ’97 l’assessorato alle politiche sociali dell’Emilia Romagna aveva predisposto una sperimentazione in questo senso, in accordo con gli operatori dei Sert. Senonché le forze dell’ordine hanno fatto presente che data l’obbligatorietà dell’azione penale del nostro paese, se gli operatori sanitari avessero maneggiato la sostanza illegale anche solo per analizzarla, sarebbero scattate confische e denunce. Al convegno della Cgil sia l’assessore Gianluca Borghi che un suo collaboratore, Edoardo Polidori, hanno riproposto l’esperimento e la necessità di coordinare i vari livelli istituzionali. La questione del coordinamento può sembrare, in questo contesto, burocratica: ma è difficile che gli ostacoli legali possano essere aggirati o rimossi senza un intervento della ministra Livia Turco, che ha la competenza sul tema droghe. La ministra in varie sedi ha dichiarato il suo interesse per le proposte emiliane. Nell’aprile del ’98, inoltre, ha presentato una campagna di prevenzione. Invece dei soliti cupi moniti sui muri e teleschermi, piccoli ed agili opuscoli colorati da distribuire nelle discoteche: sicuramente una novità, anche se il messaggio proposto ha aspetti di censura. C’è infatti una martellante insistenza sui danni, ma nessun riferimento agli effetti piacevoli, il che rischia di far percepire come paternalistica l’operazione, rendendola poco efficace. Visto che, comunque, in materia di messaggi sulle droghe i media contano molto, avanziamo un suggerimento per riempire le pagine dei giornali ad agosto. In quel mese a Berlino si radunano giovani da tutta Europa per la “love parade”. Sfilano in corteo, ascoltano musica house e techno. Parecchi prendono ecstasy. Come tema estivo non è abbastanza morboso? C’è comunque un dettaglio interessante. L’ultima volta erano due milioni.