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Ci avevano detto che dopo l’indulto ci sarebbero state le riforme strutturali per evitare nuove ondate progressive di affollamento penitenziario. Al momento abbiamo la promessa di nuove norme penali sui temi più disparati, ma di deflazionare il sistema dei reati ancora non se ne parla. Fortunatamente è però approdato in aula a Montecitorio il progetto di legge che istituisce la Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
L’istituzione del Garante delle persone private della libertà è regolamentata quale sezione specializzata della Commissione nazionale sui diritti umani. Esso ha il compito di monitorare il rispetto dei diritti umani nei luoghi di detenzione (carceri, caserme, commissariati, ospedali psichiatrici giudiziari, istituti penali per minorenni, centri di permanenza e assistenza per stranieri) ove può accedervi senza obbligo di preavviso né restrizioni di sorta.
Era il 1997 quando in un convegno a Padova si parlò per la prima volta in Italia di Prison Ombudsman. Si prendeva atto del venir meno nella prassi del ruolo di controllore della legalità intra-muraria della magistratura di sorveglianza, si ragionava introno alle esperienze di altri paesi europei, si auspicava la nascita di figure indipendenti di controllo della vita interna ai luoghi di reclusione allo scopo di assicurare il rispetto della legge e la tutela dei diritti fondamentali delle persone a qualsiasi titolo detenute. Nel frattempo sono passati dieci anni e il centro-sinistra è tornato al governo del Paese e della giustizia, dopo un quinquennio dove il sistema penitenziario ha vissuto anni bui e pericolosi, rischiando il collasso. In questi dieci anni sono successe almeno tre cose significative dal punto di vista politico: l’Italia ha firmato nel 2003, seppur non ha ancora ratificato, il protocollo alla Convenzione Onu contro la tortura che obbliga tutti gli Stati a istituire organismi nazionali indipendenti di controllo dei luoghi detentivi; a partire dal Comune di Roma sono nate, in giro per l’Italia, figure di garanzia delle persone private della libertà, istituite da comuni, province, regioni; sono state approvate nel gennaio del 2006 le Regole penitenziarie europee che fanno esplicito riferimento alla necessità di prevedere organismi di ispezione e monitoraggio delle carceri. Sembra che ora siamo arrivati alla soglia della approvazione della proposta di legge da parte della Camera. A seguire bisognerà superare le forche caudine del Senato. Speriamo che ciò accada in tempi ragionevoli. L’Italia ha bisogno di uscire dal torpore normativo sui diritti umani che l’ha caratterizzata negli ultimi anni. Ma ha anche bisogno di superare l’idea che solo nelle aule di tribunale e con giudici e avvocati si difendono i diritti.