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Due anni fa i cittadini della California e dell’Arizona con un referendum approvarono l’uso terapeutico della cannabis. Nonostante le grida di allarme dello “zar antidroga”, Barry McCaffrey, e di altri sostenitori della linea “dura”, il 3 novembre 1998 anche i cittadini dell’Alaska, del Nevada, dell’Oregon e dello stato di Washington hanno votato esprimendo lo stesso orientamento. Per di più, i cittadini dell’Oregon hanno respinto la proposta di reintrodurre pene carcerarie per la detenzione di marijuana.

Il movimento per l’uso medico della marijuana è sorto in America sul finire degli anni ’70. In risposta alle crescenti pressioni, il governò istituì negli anni ’80 uno speciale programma di ricerca che permetteva ai medici di somministrare marijuana ai pazienti su base sperimentale (Compassionate Use Investigative New Drug program). Furono concessi solo 34 permessi in totale e il programma fu dichiarato ufficialmente concluso nel 1992. Agli inizi degli anni ’90 sono sorti dei club (cannabis buyers’ club), per rifornire di cannabis i pazienti che ne hanno bisogno per terapia. Dopo l’approvazione del referendum in California, questi club hanno cercato di avere un riconoscimento legale, ma il governo federale ha continuato a tentare di chiuderli. A Oakland (California) il consiglio comunale si è opposto alla chiusura dei club voluta dal governo federale, con un’ordinanza municipale che consente di autorizzare ufficialmente uno o più di questi club a fornire la cannabis. Questa ordinanza si basa su fondamenti legali per ovviare al rigido impianto proibizionista della legge federale e può servire da modello per la regolamentazione dell’offerta della sostanza, ora che altri cinque stati hanno votato per legalizzare l’uso medico della cannabis.

Val la pena di ricordare che la legge degli Stati Uniti del 1970 (Comprehensive Drug Abuse Prevention and Control Act) è particolarmente severa riguardo la cannabis: questa è infatti classificata nella I tabella, insieme all’eroina, fra le sostanze ad alto potenziale tossicologico e tossicomanigeno, per cui non è prevista la somministrazione medica. Per la legge federale, chi è scoperto per la prima volta a detenere questa sostanza rischia fino a un anno di prigione e una multa di 10.000 dollari. Le pene però variano notevolmente da stato a stato; in alcuni, come l’Arkansas, si applica la pena prevista dalla legge federale anche per il possesso di piccole quantità di sostanza, mentre, per lo stesso reato, in Oregon e in altri dieci stati si prevedono solo pene pecuniarie.