Ferragosto 1995, piazzale Roma, meglio conosciuto come Columbus, a Riccione. Tre ore di battaglia tra trecento giovani e la polizia, con sassi e bottiglie da una parte e colpi sparati ad altezza d’uomo dall’altra. Il motivo: la cattura di due venditori di hascisc. In gioco però c’era ben di più, la “pulizia” di uno dei salotti buoni della riviera romagnola dall’unico suo luogo oscuro, quello dove si ritrovavano i tanti giovani provenienti da tutta Italia per rifornirsi di un po’ di sostanze prima di affrontare la notte nelle varie discoteche. Le lobbies di bagnini, albergatori e bottegai vari non ne potevano più di affrontare tutto quel marasma notturno, ormai non gli bastava più la chiusura alle 4 dei locali, così invocarono a tutta voce una sorta di coprifuoco notturno e in parte furono accontentati. Fu l’ennesimo colpo per tutto il popolo della notte, costretto a ridisegnarsi le modalità di acquisizione delle sostanze, e in un certo qual modo anche per la cosiddetta dance culture rivierasca, che da allora iniziò il suo lento declino fino a scomparire dalle mappe europee degli itinerari di tendenza.
Il giro di vite proibizionista segnò così un altro punto a suo favore, e il sindaco di Rimini, il pidiessino Chicchi, ebbe anche da ridire con il suo compagno di partito e sindaco di Riccione Masini, reo di essere stato troppo tollerante nei confronti del business della notte. L’associazione droga-discoteca era un binomio che doveva segnare il passo. Così in tutta fretta i discotecari romagnoli dovettero mettere ordine nei loro locali. Furono riprogrammate tutte le security, in modo che chi veniva beccato a consumare la benché minima sostanza all’interno del locale doveva venir sbattuto fuori all’istante, mentre chi veniva colto a spacciare, oltre a passare un brutto quarto d’ora, veniva consegnato direttamente nelle mani delle forze dell’ordine. Mentre il SILB, il sindacato dei locali da ballo, iniziava a far opera di propaganda in dosi massicce sul fatto che all’interno delle disco non giravano sostanze di alcun tipo.
La criminalizzazione del mondo della notte passava però anche dalle forche caudine dei combattenti contro le stragi del sabato sera, le droghe, e in particolare l’ecstasy, in questo senso venivano prese di mira come la principale causa dello sballo. “Il Resto del Carlino” non si tirò certo indietro in questa crociata e così i controlli delle forze dell’ordine nei locali notturni si fecero più serrati. Con quale risultato: quello di sgominare “pericolosissime” bande di p.r. che al loro lavoro avevano abbinato, per arrotondare, quello di pusher. Questo, in un certo senso, contribuì di molto a cambiare il mercato delle dance-drugs. Inevitabile, per un regime proibizionista, pensare che riducendo l’offerta possa seguire una diminuzione della domanda; ne conseguì che il rifornimento delle cosiddette pasticche venne piano piano interamente inglobato da organizzazioni criminose. Di conseguenza, come confermano i dati delle recenti analisi su campioni di pasticche sequestrate, la qualità delle sostanze andò via via peggiorando. L’ecstasy, inteso come MDMA, è sempre più difficile da reperire, mentre vengono vendute come tali pasticche composte in prevalenza da anfetamina, caffeina e affini.
Un recente campione di interviste, effettuato dal “Gruppo di ricerca sulla transe metropolitana” su gruppi di persone che hanno frequentato e frequentano tuttora una nota discoteca della zona, concordano sul fatto dello “scadimento” qualitativo delle sostanze.
Il dibattito su tutto ciò è rimasto però a livelli sempre molto bassi. A nessuno, tra istituzioni, discotecari, opinion makers vari, etc., è mai venuto in mente di favorire forme di politiche di riduzione del danno. Solo negli ultimi periodi si è intravisto qualche timido tentativo. Il quadro risulta molto più sconcertante se si pensa che in quasi tutte le disco il consumatore di ecstasy e derivati si ritrova nelle peggiori condizioni. I sistemi di areazione scarseggiano, una bottiglietta d’acqua viene venduta a 10-15mila lire, zone tipo chill-out sono praticamente inesistenti o inaccessibili e le macchinette per la distribuzione dei profilattici sono praticamente assenti, come del resto qualsiasi tipo di controllo in questo senso. Non c’è che dire, raver e Centri Sociali in questo senso sono proprio all’avanguardia.
* LILA, Rimini