Un luglio demenziale, si potrebbe dire leggendo le cronache dei giornali per quello che dicono e per quello che censurano sulle droghe. Associazioni improbabili di genitori e di consumatori (sic!), assessori di grandi città (peraltro illustri sconosciuti) si sono mobilitati con comunicati ripresi anche dalle maggiori agenzie di stampa dopo la morte di una giovane a Venezia a causa, viene detto, di una pastiglia di ecstasy. Si spaccia la notizia demenziale che le droghe sintetiche nel 2007 avrebbero causato 589 morti, quando tutti sanno che questo numero indica la cifra totale dei decessi per la maggior parte dei casi dovuta a overdose da eroina.
Si chiede di censurare in tv e nei concerti d’estate i cantanti che inneggiano allo sballo, leggero o pesante.
Si rilancia il fallimentare kit antidroga per famiglie.
Non poteva mancare il solito Volontè dell’Udc, nelle vesti di Bava Beccaris, a chiedere al Governo di vietare con decreto i Rave Party.
Provoca una profonda tristezza che di fronte a tanta fiera di castronerie non si sollevi un movimento memore della pernacchia del Principe de Curtis e invece servizi pubblici e comunità si incontrino con il Governo in nome della «fine dell’ideologia» (incuranti della retorica che impazza).
La realtà è invece quella delle tante vittime della legge proibizionista Fini-Giovanardi che non fanno notizia. Per un grammo di eroina a un tossicodipendente, recidivo, il tribunale di Firenze commina quattro anni
di galera. A Gallipoli, Giuseppe Mercuri e Sophie Mercurin, agli arresti domiciliari perché trovati in possesso di marijuana che l’uomo usava per alleviare il dolore, si sono suicidati respirando le esalazioni dei gas di scarico di una vecchia utilitaria.
È il volto soffice ma crudele di un regime, non «ideologico» per carità!