In pochi giorni, nelle feste di fine anno, sono morte per overdose cinque persone a Roma e undici in tutta Italia. La morte è cosa seria. Non senza ragione si rimane sbigottiti dalla contemporaneità di più casi in pochi giorni. È forte lo sconcerto ed è comprensibile che si cerchino spiegazioni rapide e soluzioni sicure. L’opinione pubblica, e di riflesso i mass media, si rivolgono ai decisori politici ed agli “esperti” del settore per spiegare e risolvere.
Quando le spiegazioni sono superficiali e del tutto insufficienti le soluzioni risulteranno inefficaci o, peggio, dannose. È stato utile che i giornali abbiano dato l’allarme ed interpellato gli “esperti” per affrontare la questione da sottoporre all’opinione pubblica e ai decisori politici. Non è molto grave che in questo percorso possa aver prevalso qualche eccesso di sensazionalismo. La responsabilità delle spiegazioni è, in primo luogo, degli esperti interpellati. Ad essi vanno addebitati la semplificazione, i travisamenti e le grossolane falsità emersi nei commenti della stampa nei primi giorni di gennaio. In particolare, è stata assecondata l’idea dell’esistenza di una fantomatica partita di eroina, definita killer, e si è spinto per una soluzione di prevenzione attraverso l’investigazione e la caccia agli spacciatori che smerciavano quella particolare partita di eroina pericolosa. Da parte di esperti, attribuire ad un’unica causa la morte per overdose è un grave errore che non conduce da sola a soluzioni di una qualche efficacia. Le cause possibili dei decessi droga correlati sono una serie di situazioni e circostanze, e per discutere delle tendenze e di eventuali emergenze è meglio tenere conto di tutti gli aspetti. Le possibili cause di overdose possono essere provvisoriamente sintetizzate in questo elenco: dose superiore a quella usuale, utilizzo di eroina più pura del solito, contemporanea assunzione di alcol e psicofarmaci, uso di eroina dopo un periodo di astinenza, disfunzione epatica, intento suicida, presenza di contaminanti, disfunzione polmonare, assunzione in solitudine, assente o tardivo intervento di soccorso.
La relazione al Parlamento per il 2006 sul fenomeno droghe dice che in Italia da 1.500 decessi del 1995 si è passati a 517 del 2003. Nel 2004 e 2005 il dato è risalito a circa 650 e nel 2006 è di nuovo passato a circa 520 decessi. Dal 2004 si è fermata la diminuzione delle overdose e si ipotizzano tra le cause l’aumento dei poliassuntori e l’assunzione solitaria e/o casalinga. Dalla Relazione annuale 2007 dell’Emcdda (Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze) emerge la necessità di individuare le misure che possono contribuire a ridurre i decessi. Tra queste vi sono: «la semplificazione dell’accesso al trattamento; strategie di riduzione del danno per tossicodipendenti che lasciano il carcere; corsi di primo soccorso per i tossicodipendenti, perché imparino a reagire in caso di emergenza; formazione del personale sanitario sulla gestione dei rischi della poliassunzione». Sempre secondo la relazione, tuttavia, «l’Europa è priva di un approccio globale alla prevenzione delle overdose». Sarebbe ora di rimediare.