Bellinzona – Oggi in Svizzera si vota sul referendum contro la revisione legge sugli stupefacenti nonché su una iniziativa popolare che chiede d’introdurre nella Costituzione sia la depenalizzazione del consumo di canapa, sia una tolleranza della produzione e del piccolo commercio, regolamentata in modo da tutelare i giovani.
A causa della canapa, nel 2004 il governo non era riuscito a convincere il parlamento ad entrare in materia sulla proposta di revisione della legge sugli stupefacenti. Il fronte contrario all’apertura proposta dal governo aveva bloccato l’intera riforma perché temeva di dare ai giovani un segnale sbagliato sulla canapa, inducendoli a banalizzarla. Inoltre, paventava che la Svizzera sarebbe divenuta il supermercato europeo della canapa.
Nella primavera 2008, il parlamento ha poi approvato la riforma della legge sugli stupefacenti, dalla quale però è stata tolta ogni modifica concernente la canapa. Nel frattempo, infatti, era riuscita la raccolta delle firme necessarie per proporre di inserire nella Costituzione la proposta governativa del 2001: depenalizzazione del consumo e tolleranza regolamentata della produzione e del piccolo commercio. Secondo il governo e i fautori dell’iniziativa, la visione di una società senza droga ?non è realista e le attuali norme proibizioniste sono insufficienti per gestire il fenomeno della canapa, ?in particolare la tutela dei giovani.
L’iniziativa chiede che il consumo rimanga vietato, ma che l’infrazione non sia più punita. Anche produzione e commercio resterebbero vietati, ma la Confederazione potrebbe definire le casistiche da non più punire, così da controllare l’offerta e rafforzare la tutela dei giovani.
A favore dell’iniziativa valgono le seguenti motivazioni. La repressione non ha un’influenza costante sul consumo e l’esperienza mostra che l’effetto di dissuasione non sussiste. L’apparato giudiziario sarà sollevato da un inutile sovraccarico e queste risorse potranno essere utilizzate per la prevenzione e la terapia dei consumatori problematici, in base al principio «protezione e aiuto invece di sanzioni». Ne sarà rafforzata la tutela dei giovani, poiché la depenalizzazione del consumo non è intesa come banalizzazione. Al contrario, accettando l’iniziativa si dovranno prevedere disposizioni più efficaci per evitare e trattare il consumo problematico. Si otterrà una separazione strutturale del mercato della canapa, mentre attraverso l’acquisto di canapa al mercato nero i consumatori ora entrano spesso in contatto con droghe pesanti. Un mercato regolamentato permetterà una maggiore sicurezza e un controllo sui prodotti, come il tenore di Thc, nonché regole per l’accesso, in particolare riguardo all’età dei consumatori.
Contro l’iniziativa, oltre alla demonizzazione della sostanza, possono esser fatti valere argomenti giuridico-politici. Il testo, in quanto costituzionale e non legislativo, è poco puntuale rispetto al commercio e alla coltivazione. Una norma costituzionale ha poco senso: il ventaglio di mezzi da utilizzare è a livello di leggi e ordinanze d’applicazione. Siccome il Parlamento non è riuscito ad accordarsi su una soluzione, il contesto politico attuale non si presta ad una regolamentazione di fondo del fenomeno canapa.
Una vittoria del sì, da ritenere improbabile, determinerebbe una complicata situazione istituzionale, con leggi in vigore non corrispondenti alla Costituzione. Una risicata vittoria del no aumenterebbe la pressione politica perché i sondaggi segnalano che sarà espresso dalla popolazione più anziana, mentre il sì è appannaggio delle fasce più giovani e potrebbe imporsi in più cantoni, competenti per la politica delle forze dell’ordine.
Uno sblocco dello stallo potrebbe consistere solo in un chiaro no da parte di tutti i cantoni. I sondaggi invece prevedono risultati diversi da un cantone all’altro: sarebbe così sancita una geografia di aree progressiste ed aree più conservatrici, con realtà che andrebbero rapidamente a divergere ancor più di oggi. In ogni caso, spetterà al Parlamento adottare per la canapa una soluzione alternativa alle attuali norme proibizioniste, da ritenere desuete in quanto ormai non più applicate in tutto il paese.
La revisione della legge sugli stupefacenti, approvata da un’ampia maggioranza parlamentare, desta invece minori discussioni. Essa consolida tutti i progressi fatti e le conoscenze accumulate negli anni ’80 e ’90. La maggior parte delle modifiche non avrà ripercussioni di rilievo, poiché si tratta di meri adattamenti all’evoluzione reale avvenuta nelle pratiche. Questa revisione tuttavia permetterà di sostenere meglio gli operatori nello svolgimento dei loro compiti.
Nella nuova legge sono sanciti i quattro pilastri della politica svizzera in materia di droga: prevenzione, terapia, riduzione del danno e repressione. Inoltre, è rafforzato il ruolo guida della Confederazione, cui sono attribuiti compiti di coordinamento, ricerca, formazione e qualità, mentre l’intervento resta demandato ai cantoni. Per il trattamento a base d’eroina, ad esempio, questi non potranno agire senza avallo nazionale, ma al contempo non potranno essere avviati progetti senza un loro consenso.
In sintesi, si confida che oggi il popolo svizzero riconosca l’intenso lavoro fatto nella politica degli altri stupefacenti e che il Parlamento riesca a tornare sul tema della canapa in tempi brevi.
Il pragmatismo elvetico alla prova del voto
Articolo di Redazione
La Svizzera decide sulla riforma federale e sulla regolamentazione della cannabis.
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