Dopo il fatidico, concitato venerdì, si è riaccesa rubizza la tinta sulle guance di certi ex neo-governanti: sghignazzano ancora i Gasparri, i Fini, i Berlusconi, i piccoli fastidiosi Giovanardi, gli orchi Bossi e, più attiva e in forma che mai, spolvera il vecchio armamentario DC, attorniata dal Mastella-Buttiglione ensemble, proprio la primadonna Cossiga, cabarettista di innegabile talento, illusionista di un terzo polo nel sistema sedicente bipolare… gonfiano le vele i parlamentari del polo, tornati con rinnovata arroganza a far programmi di libero mercato in un ipotetico insperato revival di potere, uno dei possibili esiti della crisi di un governo ex stabile… già, comunque si pensi sul compagno Bertinotti, a vederli e sentirli viene un brivido di gelo alle ossa.
Si trema per l’economia generale del Paese, per l’occupazione, per lo stato sociale, ben conoscendo per di più le opinioni della destra e del centro destra in tema di droga, di giustizia, di immigrazione, di prostituzione, di riconoscimento delle unioni civili, di norme antidiscriminatorie e, oggi ancora di triste attualità, di interventi militari: posizioni condivise da molti perché bassamente demagogiche, culturalmente e umanamente misere, bigotte e opportunisticamente familiste, improntate sempre in ogni caso alla difesa di interessi privati neanche tanto nascosti.
Il clima quanto mai teso dalle impossibili trattative per ripartire ha fatto ripensare tuttavia con particolare intensità anche all’altra parte: alle bandiere che sventolarono nelle piazze due anni fa, quando arrivò nella storia del Paese il primo governo di centro-sinistra, quando una parte di noi, che pure non poteva non provare infinito sollievo per la caduta dell’asse Berlusconi-Fini, anziché cantar vittoria, si trovava invece una volta di più a fare i conti con una dolorosa sensazione di insoddisfazione e di impotenza nel costatare quali sarebbero stati, uno a uno, gli artefici della nuova partita, figure ben poco nuove, anzi capaci di smagnetizzare e disinnescare ogni processo di possibile rinnovamento.
Si dirà che intanto l’Italia è entrata in Europa e infatti va riconosciuto che la maxi manovra dei sacrifici si è almeno potuta mediare contro chi avrebbe massacrato a tal fine lo stato sociale e che, evidentemente, gli equilibrismi contabili sono stati giocati con abilità. Ma anche questa conquista importante appare, così com’è confinata al mondo delle banche e delle borse, appannata e ancora troppo latitante e lontana dall’uomo e da alcuni suoi indisponibili diritti che la sinistra avrebbe finalmente dovuto far trionfare, per esempio estranea alle mozioni di Strasburgo sulle pari opportunità per gli omosessuali, passate al Parlamento europeo con un’Italia rappresentata esclusivamente dai voti contrari delle destre e mai rispettate, per non mettere in conto che nella rincorsa a indiscutibilmente proficui rapporti commerciali ci sia chi è capace di rimuovere tanto bene ancor oggi a livello internazionale la partita dei diritti umani, dramma del lavoro minorile incluso, quando, per tornare poi in argomento, in ottanta Paesi nel mondo, omosessuali, lesbiche e transessuali sono discriminati per legge e rischiano condanne detentive e persino la pena di morte.
Troppo poco della passata storia ci è stato risparmiato dal governo Prodi sull’occupazione, sull’immigrazione, sulla sanità, sulla questione importantissima della scuola. La stampa così detta di sinistra, che avrebbe dovuto costituire un principale strumento di rinnovamento e di crescita, è restata culturalmente omologata a standard di banalità per maggiori vendite, i giornalisti “amici” vanno “a peso” e non si fanno vedere se le iniziative politiche non contemplano stelle di prima grandezza, o se l’argomento viene considerato di scarso richiamo. In Parlamento ci sono stati il baratto sulla legalizzazione della droga leggera, l’inverosimile mediazione del Testo Unico sulla procreazione assistita, una legge velleitaria, oscurantista e salva-coscienze su un problema disperato, complesso e delicato come la violenza ai minori, i reiterati provvedimenti riservati in esclusiva alla famiglia legalmente riconosciuta, l’incombere di una parità per la scuola privata confessionale. Fuori dalle Stanze sono fiorite le tragicomiche, ma soprattutto tragiche ordinanze contro le prostitute che hanno accomunato sindaci leghisti e sindaci eletti con patti di desistenza, e il persistere avvilente di un nulla di fatto internazionale per la lotta al traffico e allo sfruttamento, o’ sindaco ritiene di interpretare il suo mandato di “sindaco di tutti” baciando San Gennaro e dichiarando intempestive solidarietà nell’affare Giordano… Lo show dei palazzi pare al completo, compreso il fatiscente simulacro mobile del parlamentare indaffarato che continua ad affacciarsi alle iniziative con il telefonino acceso e a scappare senza parlare, senza prendere impegni e soprattutto senza ascoltare…
Ci si chiede, per contro, quali chance di riuscita avrebbe oggi chi, di nuova generazione, ambizioso e capace di far politica nei posti che contano e cambiare le cose, potrebbe mai andare avanti disprezzando certi meccanismi maleodoranti e contando “soltanto” su capacità personali, professionalità, competenza, passione e uscire miracolosamente indenne dalla cortina plumbea delle tattiche, delle componenti, delle liste bloccate, delle manovre di corridoio, dei clientelismi duri a morire. E, dopo tutto ancora, chi poi lo voterebbe in un Paese spadroneggiato dalle gerarchie cattoliche e popolato da gente chiusa in un piccolo qualunquismo rissaiolo, incapace di crescere, di maturare il rispetto di sé, del lavoro, della comunità, dei propri figli, della natura, degli animali.
* CGIL Nazionale, Ufficio Nuovi Diritti