Caro Anastasia, sono sieropositivo dal 1987 ed attualmente in Aids conclamata con numerose patologie correlate. Il medico dell’Ospedale di Caltanisetta scrisse che sono incompatibile con la detenzione. Dal Tribunale di sorveglianza di Palermo fu disposto il mio ricovero al Centro clinico di Secondigliano per verificare se fosse vero che non tolleravo le terapie antiretrovirali. Dopo un mese di permanenza presso il Centro clinico fui ricoverato all’Ospedale Cotugno di Napoli, dal quale mi dimisero riconfermando la mia incompatibilità col carcere in quanto non potevo essere trattato con terapie antiretrovirali. Così inizia il mio calvario. Il 26 agosto, nonostante l’incompatibilità totale, vengo trasferito al reparto ordinario dell’infermeria centrale, a rischio di una moltitudine di infezioni: manca l’igiene, il personale paramedico, oltre a distribuire le terapie con ritardo, è disattento e non presente; da mesi mancano le provette per gli esami ematologici; i medici giocano allo scaricabarile; enorme è la discriminazione e gli agenti di custodia non sanno affrontare il problema; psicologo, assistente sociale ed educatore sono inesistenti. Da giovedì 26 agosto ho attuato lo sciopero della fame. Perché il Tribunale di sorveglianza di Palermo non risponde alle istanze per il differimento pena? Perché non viene applicata la legge Aids approvata il 12 luglio? La mia protesta non è un vile ricatto, ma essendo una persona pacifica non conosco altri modi per rendere visibili le ingiustizie e le assurdità che psicologicamente mi stanno distruggendo. Mi sembra di essere un oggetto e non un uomo malato di Aids in fase pre-terminale.
Salvatore Aglianò (Secondigliano, Napoli)
Caro Aglianò, purtroppo il Suo non è un caso isolato, nella sofferenza come nella denuncia: molti detenuti hanno incominciato forme di protesta nonviolenta per la mancata applicazione della nuova legge sulle misure alternative al carcere per i malati di Aids. Dopo un lampo di speranza, verso la fine di ottobre, del decreto che dovrebbe fissare i parametri per la concessione delle misure alternative alla detenzione si sono perse le tracce. Ancora un mese c’è voluto perché la scorsa settimana fosse inviato dal Ministero della Sanità alla Corte dei conti, dalla quale ci attendiamo risposte sollecite quanto è l’urgenza del provvedimento. E’ uno scandalo politico e burocratico il fatto che un decreto che avrebbe dovuto essere pubblicato entro il 2 di settembre, attende ancora di esserlo alla fine di novembre, come se non ci fossero delle vite umane di mezzo. Ed è uno scandalo giudiziario il fatto che, oggi come all’indomani della sentenza della Corte costituzionale che cancellò l’automatica incompatibilità tra detenzione e Aids, la magistratura di sorveglianza si faccia scudo di una sentenza o di un mancato decreto per rinviare sine die decisioni improrogabili. Le nuove leggi sono certo importanti, ma se non cresce una nuova cultura dei diritti delle persone detenute non credo che riusciranno a cambiare le condizioni di vita nelle carceri.
Stefano Anastasia (presidente di “Antigone”)