Non sorprende il voltafaccia del britannico The Independent (18 marzo), il quale chiede scusa per la propria decennale campagna antiproibizionista. Il pretesto che cela la reale motivazione politica di tale “pentimento” è la presunta escalation di pericolosità della cannabis in versione skunk. Né sorprende la risposta di alcuni dei nostri media, con un record di clamori proibizionisti nel Corriere della Sera e nella Stampa. Sembra quasi che anche loro vogliano chiedere scusa (e mettere le relative toppe) per l’incidente di percorso dell’erede Fiat, e magari anche per quello meno recente della superdotata/superdopata squadra aziendale.
Non potendo esaminare prima della chiusura di questo numero i dati pubblicati sul Lancet del 24 marzo, nulla si può aggiungere a quanto già detto da Grazia Zuffa sul piano “tecnico” e da Franco Corleone su quello politico, rispettivamente sul Manifesto e su Liberazione del 20 marzo.Va piuttosto notato come i vari articoli del quotidiano inglese siano infarciti da intercalari furbeschi, tongue in the cheek (cioè come quando nei loro giochi i bambini possono permettersi false affermazioni facendo di nascosto un gesto convenzionale); e questo, verosimilmente, a fini di riduzione dei danni di inevitabili smentite o almeno di un prevedibile ridimensionamento del “grido di dolore”. È molto aumentato il numero di ragazzi in trattamento per abuso di cannabis, dicono, ma va notato che negli scorsi anni è notevolmente cresciuta l’offerta dei relativi programmi; e l’aumento dell’offerta, si sa, eccetera eccetera. È molto aumentato il numero di casi di patologia mentale in consumatori di cannabis, aggiungono, ma va ricordato il confondimento che può avvenire tra psicopatogenicità della sostanza (rapporto causa-effetto) e ricorso alla medesima come automedicazione per una sofferenza psichica non riconosciuta (o comunque non portata tempestivamente all’attenzione dei tecnici del ramo). E ancora: suggeriamo di riportare la cannabis dalla Tabella C alla B, cioè proprio quella assai più penalizzante sconsigliata circa un anno fa dall’autorevole Advisory Council on the Misuse of Drugs, in risposta a una richiesta di riesame dello status della sostanza avanzata dal governo inglese (vedi Fuoriluogo , febbraio 2006); ma per carità di Dio, non confondeteci con i proibizionisti.
La giravolta dell’Independent costituisce comunque un altro preoccupante segnale del dilagare di un foucaultiano Sorvegliare e Punire: come il clamore scientifico e mediatico sulle nuove macchine che leggono il pensiero e le intenzioni; come le nuove leggi statunitensi per la sorveglianza elettronica indiscriminata; come il moltiplicarsi dei pretesti – non ultima la droga – per la carcerazione in massa di soggetti delle “classi pericolose”; come la legittimazione – e peggio, la acclamazione da parte dell’opinione pubblica – della tortura dei sospetti terroristi; come la fiacca resistenza alle spinte per il ripristino dello stato teocratico, islamico, evangelico o cattolico che sia. Insomma, è il caso di dirlo, mala tempora currunt.