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Dovrebbe finalmente uscire anche in Italia The Hemp Revolution (La rivoluzione della canapa), film del 1994 che documenta gli utilizzi antichi, passati, presenti e futuri della cannabis sativa, ma anche la "guerra" dichiarata a questa pianta dagli USA – dopo averne celebrato i pregi – alla fine della seconda guerra mondiale. Realizzato dal regista australiano Anthony Clarke (tra gli autori di Cover-up: Behind the Iran-Contra Affair e di Panama Deception, che vinse l’Oscar come migliore documentario nel 1993), The Hemp Revolution è il risultato di alcuni anni di ricerche in più Paesi e ha un grande pregio, quello di restituirci dei pezzi di storia. Oltre che regista, Clarke è anche produttore, sceneggiatore, direttore del suono e curatore didascalie di questo film, sinora uscito in Australia, Nuova Zelanda, USA, Sud Africa e Regno Unito. Raggiungiamo Clarke telefonicamente a Central Tulba, un paesino di un centinaio di abitanti a cinque ore di macchina a sud di Sidney. Prima di addentrarci nel film, nato da "un desiderio di superare il rapporto distruttivo dell’uomo sulla natura", gli chiediamo di illustrarci come la canapa, a cui egli attribuisce un ruolo importante, possa effettivamente contribuire a ciò. Clarke inizia a elencare: "Innanzitutto lo dice il suo nome. Sativa significa utile, perché è la pianta più utile sul pianeta. Fornisce cibo, un fatto poco noto oggigiorno, nonostante i semi abbiano un alto contenuto proteinico; forti fibre per tessuti (i Levi’s originali erano di canapa); naturalmente, etanolo, il solo in grado di ridurre in modo significativo il diossido di carbonio nell’atmosfera; olio da cucina e olio combustibile per un motore diesel pulito; carta, utilizzando una lavorazione meno inquinante di quella del legno, oltre che preservando le foreste; medicine preziose; e, ispirazione, per chi lo scelga. Può soprattutto contribuire in modo determinante a liberarci da un’economia dipendente dalla petrolchimica, per passare a un’economia basata sulla pianta, ovvero sulla coltivazione delle cose più importanti per la nostra civiltà. Nonostante lo scarso sostegno, la tecnologia è prossima alla produzione di etanolo a prezzi competitivi con quelli del petrolio (gli studi sono condotti dall’Istituto di ricerca per l’energia solare USA e da un’università australiana del New South Wales, Ndr). Sarà poi sufficiente apportare delle modifiche minori al motore perché l’etanolo bruci meglio". Credi che le multinazionali farmaceutiche o petrolchimiche abbiano un peso sul sistema proibizionista vigente? Secondo la mia ricerca, il proibizionismo è stato voluto e istigato in primo luogo dagli USA, che hanno intrapreso misure sorprendenti per sradicare la storia della canapa quale pianta da raccolto. La canapa, che lo scorso secolo era forse la principale industria tessile negli USA, non è neanche menzionata al Museo nazionale del tessile di Washington D.C. Neanche nel catalogo della biblioteca. C’è qualcosa che però è sfuggito alla pulizia… Sì, fortunatamente alcuni attivisti, come Jack Herer (autore della ricerca sulla canapa "L’Imperatore non è vestito"), scoprirono l’esistenza di Hemp for Victory (Canapa per la vittoria), un filmato che elogia le qualità della canapa (resistente, priva di scarti, ecc.), voluto dal Dipartimento dell’agricoltura USA durante la seconda guerra mondiale, e finalizzato a incoraggiarne la coltivazione, per far fronte al blocco delle importazioni da Manila causato dai giapponesi. Con la fine della guerra, tutte le copie di Hemp for Victory, esclusa una, furono distrutte. Il video che si può vedere oggi, è una riproduzione di quella copia sopravvissuta. Del delirio in corso allora è testimone l’altro filmato di cui proponi alcune scene significative, Reefer Madness (Pazzia da spinello)… Anch’esso fu fatto fare dal governo USA, negli anni ’40, per far nascere una paranoia nei confronti della marijuana. Mostra persone che fumano marijuana e improvvisamente diventano violente. Compiono abusi sessuali, uccidono, si buttano dalla finestra, impazziscono. E tutto a causa della marijuana. È assolutamente ridicolo ma non distante da certe "verità" che si sentono oggi. Negli USA tuttavia esiste un movimento per l’uso medico della cannabis… Non solo. In California e in Arizona, come si dice nel documentario, ci sono stati dei referendum statali a favore. Ma il governo federale minaccia perfino di ritirare la licenza di professione ai dottori che ne sostengono l’uso. E pensare che Sheng Nung, padre della medicina cinese, la includeva nella sua farmacopea quasi 5000 anni fa. Oggi ha comunque dimostrato la sua validità contro vomiti e nausee da chemioterapia. Inoltre, abbassa la pressione interoculare e allevia gli spasmi muscolari da sclerosi multipla e paraplegia. Peraltro, negli USA, dove è vietata la coltivazione ma non l’importazione di prodotti della canapa, come le fibre, la moda con tessuti di canapa, è tra le più originali. Così come la cucina con semi di canapa (dal gelato agli hamburger), importabili a patto che siano sterilizzati.