È in continuo crescendo, in Gran Bretagna, la tensione creata dalle spinte del governo Brown per riportare la cannabis dalla classe C (“solo” sino a due anni di galera per semplice possesso della sostanza, sino a 14 per spaccio) alla B (sino a 5 anni per possesso). A parte le pressioni nelle sedi politiche e mediatiche, Brown & Co. procedono a sempre più energiche esortazioni – oramai vere e proprie intimidazioni – dirette all’organo consultivo competente (Advisory Council on the Misuse of Drugs, Acmd), affinché riveda le sue dotte valutazioni che qualche anno fa avevano consentito di derubricare la cannabis dalla classe B alla C.
Il lettore di Fuoriluogo già sa che oltre agli esperti dell’Acmd, contro la pericolosità della cannabis si sono ripetutamente pronunciati anche molti altri illustri scienziati e medici di tutto il mondo; e persino i vertici della polizia britannica, i quali ancora poco fa lamentavano l’intralcio di altre e più importanti attività causato dall’obbligo di dare la caccia agli innumerevoli innocui spinellisti. Il lettore sa anche dei clamorosi pentimenti più recenti, come quello del quotidiano The Independent, passato di botto dai suoi precedenti giudizi di non pericolosità della cannabis a un truculento terrorismo proibizionista: un proibizionismo che invoca misure repressive in base alla presunta generalizzazione del consumo di skunk – il prodotto a più elevato contenuto di cannabinoidi – e al presunto legame tra assunzione di cannabis e disturbi mentali gravi.
Come nelle sceneggiate di certe sette fondamentaliste d’oltre oceano, fedelmente rappresentate nel film Il petroliere, un pentito tira l’altro. Infatti anche i poliziotti britannici, annusato il vento politico e mediatico, hanno voltato gabbana unendosi al coro delle richieste di far risalire la cannabis dalla classe C alla B (vedi il lancio Bbc News del 3 aprile e la corrispondenza da Londra di Francesca Marretta su Liberazione del 4 aprile).
Chiudiamo queste note non sapendo se da qui all’uscita di Fuoriluogo a fine mese l’Acmd avrà varato il suo nuovo parere richiesto dal governo, previsto entro la fine di aprile. Quindi si possono fare solo supposizioni. Riusciranno i nostri eroi dell’Acmd a resistere alle pressioni politiche e mediatiche? Se confermeranno il loro parere di lasciare la cannabis dove ora si trova, e se il governo Brown ingranerà la retromarcia, si tratterà di una grande vittoria, di un chiaro segnale per tutti quei paesi, come il nostro, che genuflessi di fronte a Bush seguitano a inasprire le loro politiche proibizioniste e repressive. Se invece cederanno, sarà morta e sepolta l’autonomia di uno dei più prestigiosi organi tecnico-scientifici di uno dei pochi paesi ancora discretamente garantisti, e molti non mancheranno di approfittare di un tale precedente.
Infine, se la banda Brown dovesse riportare la cannabis in classe B contro il parere dell’Acmd – e sarebbe la prima volta nella storia inglese moderna – allora possiamo aspettarci il peggio del peggio: cioè quanto meno la ulteriore “legittimazione” della Fini-Giovanardi, così palesemente anticostituzionale ma lasciata intatta in due anni di centro-sinistra e da qui in avanti gestita senza freni dai lacché di Berlusconi, Bossi e Fini: magari – si vedrà proprio con il ballottaggio a Roma – anche col sostegno di un Governatore in camicia nera sui Colli Fatali, sinistramente accolto, come nel profetico Salò di Pier Paolo Pasolini, dalle note di quell’inno tanto caro al Duce degli italiani, “Sole che sorgi libero e giocondo”.