Berlino 10, 11, 12 luglio 1998. Tre date anonime, probabilmente, per la maggior parte di noi, soprattutto se associate alla città fiore all’occhiello della grande Germania. Così non è stato e non è per circa un milione e mezzo-due milioni tra ragazze e ragazzi accorsi per assistere, o meglio per vivere, il più grande “rave” a cielo aperto fin qui mai organizzato: la Love Parade 1998. Evento clou per tutti gli amanti della musica elettronica di tendenza, la Love Parade da due anni a questa parte fa registrare un ipotetico tutto esaurito nelle strade della fredda Berlino; la colossale parata ha infatti luogo da ben dieci anni, ma è solamente negli ultimi due che stampa, sponsor e istituzioni hanno reso possibile che delle serate bizzarre di discoteca in piazza divenissero il maggiore evento musicale e giovanile del mondo. Tutto nasce, dunque, dieci anni fa, quando un certo DJ Motte decide di far percorrere il centro di Berlino da dei Soundsystem su quattro ruote, che vomitavano decibel su decibel; e dalle diecimila persone accorse quel giorno, l’appuntamento è diventato di anno in anno sempre più imperdibile per gli amanti del genere di tutta Europa. Fischietto, un cuore lampeggiante e un girasole vero o finto, appeso più o meno dove si vuole: questa è la tenuta perfetta di chi, quest’anno, ha deciso di affrontare la logorante tre giorni finale della Love Parade. Si parte più o meno da ogni punto della città, per arrivare all’appuntamento previsto nel primo pomeriggio alla Porta di Brandeburgo; già alla fine della mattinata troviamo almeno mezzo milione di persone: tutti presi dalle proprie musiche, dai propri stili, dalla propria capacità di comunicare attraverso acconciature, vestiti, movimenti. È l’inizio del riscatto delle soggettività, rispetto al luogo comune della musica techno che rende tutto uguale, degli stili omologati, della incapacità di comunicare. Tutti attendono l’arrivo della parata ufficiale, cinquantasette carri da discoteca ambulanti, trascinati da enormi camion utilizzati per le corse, in altre occasioni. Ogni Soundsystem è un mondo a sé stante, con le proprie ragazze immagine, le musiche diverse una dall’altra, e, naturalmente, il Grande Fratello Sponsor, che copre i costi dell’allestimento di ogni carro (circa quattrocento milioni). Una volta partiti, nulla può cambiare l’ordine dato alla parata, nessuno si può fermare. Iniziano le dirette radio e tv ufficiali, le troupe della CNN si aggirano lungo il corteo. La punta massima delle presenze arriva a oltre due milioni di persone: tedeschi, italiani, francesi, inglesi; vengono da tutta Europa per godersi lo spettacolo, per partecipare all’evento. Le casse rimbombano e le persone si trasformano. La techno entra nella testa di ciascuno e cadono i freni di molte inibizioni. Al termine, dopo 36 ore di giungla elettronica, molti, quasi tutti, torneranno ad essere “persone serie”, ” bravi ragazzi”. Ma lo street rave ha bisogno che ognuno sia protagonista. E allora si balla: in qualunque punto, arrampicati su semafori e lampioni, sopra le pensiline degli autobus o mentre si acquistano würstel e birra. I berlinesi non si lasciano scomporre; partecipano famiglie con i bimbi, come alle grandi marce per la pace e contro il nucleare. Il clima è proprio quello di una festa rilassata: non trovano spazio gli allarmi idioti sugli abusi, sugli eccessi. Dunque era tutto vero ? Tutto quello che avevamo letto, ciò che DJ Motte prometteva, le immagini rubate dal bel sito Internet (Love Parade.com), i reportage, la pubblicità, il passaparola: un piccolo paradiso di “pace elettronica”, senza disordini, né sommosse, né risse. Alberghi con prezzi calmierati, decine di treni speciali e pullman, mezzi pubblici disponibili per tutte le 24 ore nella città di Berlino, sponsor che guadagnano, centri sociali che (pur con qualche dissenso) non contestano, decine di rave che fanno da corollario nei giorni precedenti e seguenti, messe techno in una parrocchia, sfilate di moda alternativa, prezzi “normali” per panini e birre (senza sciacalli che lucrino esageratamente). Era vero. E tra i ravers la voce diffusa, che chi si impasticca lo farebbe comunque, non lo fa per la Love Parade o per la techno, mentre i poliziotti ai semafori ballano anche loro e scambiano i propri fischietti con quelli dei partecipanti alla parata. C’era anche Jack Lang, ex ministro della Cultura francese, affascinato dall’evento e desideroso di ripeterlo a Parigi (ma ve lo immaginate Veltroni a contrattare con la Bindi, Andreatta e Dini una sfilata così per le strade di Roma?). Lang si fida di DJ Motte, e rilancia l’appuntamento per il 19 settembre a Parigi: noi, che facciamo quelli che per il momento ci credono e si sono divertiti, a Parigi ci saremo.
* Giornalista di Radio Popolare