SPAGNA
Sta per partire in questi giorni l’esperimento pilota delle “Narcosalas” di Madrid, promosso del Consiglio di Sanità e dall’Agenzia Antidroga della città, e finanziato dal ministero degli Interni. Si chiameranno “Punti Puliti di Iniezione” e saranno due, uno fisso e uno mobile, in un quartiere della periferia di Madrid. Alcune stanze verranno messe a disposizione (per non più di venti minuti) per potersi iniettare eroina (che i consumatori dovranno procurarsi da sé)in condizioni igieniche sicure, e in presenza di personale sanitario. L’obiettivo dichiarato è “quello di raggiungere gli eroinomani che si trovano al di fuori del sistema sanitario nazionale e che non vogliono o non possono sottomettersi a un programma di riabilitazione”. L’opposizione socialista ha criticato il piano, definendolo “ipocrita”, perché non incide sul sistema proibizionista, facendo così continuare a consumare sostanze non sottoposte a controllo sanitario.
USA
Dopo quasi un anno dallo svolgimento del referendum di “Initiativa 59″per l’uso terapeutico della marijuana, finalmente i voti sono stati scrutinati: il 69% dei cittadini del distretto di Washington si è espresso a favore. Nonostante il successo, il pronunciamento popolare rischia di esser vanificato dal Congresso, a maggioranza repubblicano. Il Distretto di Washington è l’unico governo locale costretto a far ratificare il proprio bilancio dal Congresso e i repubblicani si sono rifiutati di approvarlo. Clinton (pur essendo in disaccordo con il contenuto dell’ Iniatiativa 59) minaccia di porre il veto ad un bilancio che ne preveda lo stralcio, perché ciò metterebbe in discussione il principio dell’autonomia locale. Il conflitto politico sulla questione si muove su un doppio binario: da un lato quello tra proibizionisti e antiproibizionisti, dall’altro quello fra Congresso e Presidente sull’indipendenza del Distretto. Lo speaker dei repubblicani, Dennis Hastert, ha dichiarato che “questo non è un problema locale, ma una questione di vita o di morte per molti dei nostri figli”. Sulle sofferenze dei malati di Aids e di tumore, invece, neanche una parola.
PERU’
La guerra alla droga promossa dall’Onu si rivela un insuccesso anche quando parrebbe essere un successo. Il Perù ha visto diminuire del 56% le sue coltivazioni di coca in tre anni, promuovendo colture alternative. In questi giorni però si sta mostrando un’altra realtà. I contadini tornano a coltivare coca, come ha spiegato Carlos Francisco Barrentes, presidente del Coordinamento Nazionale dei Produttori Agricoli: “Lo sviluppo alternativo in Perù ha fallito. (…) Pensiamo che la ripresa del traffico di droga sia un fatto negativo, ma inevitabile senza sbocchi sul mercato per i nostri prodotti e bassi tassi di interesse sui crediti. (…) L’eliminazione forzata delle coltivazioni di coca va fermata, perché non fa altro che aumentare il risentimento dei contadini favorendo le forze sovversive”. E tutto ciò nel paese simbolo del successo della politica di Arlacchi.