Tempo di lettura: 2 minuti

La prima notizia dal Vaticano fa seguito all’iniziativa della ministra francese per i diritti umani Rama Yade che, in nome dell’Ue, ha proposto all’Onu di pronunciarsi a favore della depenalizzazione del reato di omosessualità, cancellando la vergogna di ben 91 paesi che considerano i comportamenti omosessuali, anche fra minori, un reato soggetto persino alla pena capitale. Ma la Santa sede si è opposta, in quanto gli stati che non riconoscono le unioni gay verrebbero messi alla gogna. Dopo aver ipocritamente vantato che il catechismo condanna la discriminazione anche nei confronti di lesbiche e gay, essa va così ancora una volta a schierarsi con i regimi teocratici e fondamentalisti. Con la condanna del principio di autodeterminazione, l’opposizione del nunzio apostolico Migliore e le inammissibili motivazioni fornite prefigurano un vero e proprio atto di condanna a morte contro chi vive in paesi dove vige la Sharia.
Ma il nunzio non riposa e, seconda notizia, il Vaticano non ratifica la Convenzione sui diritti dei disabili, perché contrario a riconoscere il diritto alla pianificazione familiare e all’educazione riproduttiva, e all’accesso a tutti i servizi sanitari inerenti all’area della salute sessuale e riproduttiva.
Terza notizia. Il Vaticano ha ratificato a Oslo la Convenzione internazionale sulle «cluster bombs», che fa riferimento alla necessità di «provvedere assistenza specifica in ragione dell’età e del genere delle vittime delle munizioni a grappolo», ma ha respinto in una postilla l’uso del termine «genere» perché si potrebbero generare «interpretazioni equivoche» secondo le quali «l’identità sessuale può essere adattata indefinitamente per seguire proposte nuove e diverse».
Per tornare alla prima questione, va detto che iniziative di questo calibro richiedono un lungo e faticoso lavoro diplomatico di preparazione con i paesi Onu. Il governo italiano ha sottoscritto la proposta, ma non basta. Una volta tanto, anche in virtù dei vincoli previsti dal Concordato, ha modo di esprimersi in tutte le sedi multilaterali e bilaterali contro il no a questa iniziativa da parte delle gerarchie vaticane e di fare la sua parte, concedendo lo status di rifugiato a chi sia costretto a fuggire dal proprio paese per sottrarsi alla persecuzione per legge e alla condanna a morte in virtù dei comportamenti derivanti dal proprio orientamento sessuale e dalla propria identità di genere.
a cura di Maria Gigliola Toniollo