La situazione in Italia sul versante sicurezza-controlli-repressione in materia di droghe si fa veramente drammatica. È notizia di venerdì 19 settembre che la conferenza Stato-Regioni ha approvato il testo di attuazione della legge sulla droga che prevede i controlli e test antidroga per i lavoratori a rischio. «Si tratta – sono parole di Carlo Giovanardi – di controlli annuali sulla base di segnalazioni fatte dai datori di lavoro. In caso positivo, anche di consumo saltuario, il lavoratore non verrà licenziato, ma spostato ad altra mansione, e segnalato ai centri di assistenza per i tossicodipendenti».
Si tratterà di prelievi delle urine e, in caso di esito positivo o di dubbi, addirittura di analisi del capello, che come è noto rileva l’uso di droghe avvenuto anche anni prima, esponendo di fatto i lavoratori delle categorie “a rischio” a veri e propri ricatti e discriminazioni che nulla hanno di “scientifico” sul versante della sicurezza sul lavoro: come un consumo saltuario di alcolici non pregiudica o mette a rischio in nessun modo qualsiasi tipo di lavoro, così non si capisce secondo quali studi o evidenze empiriche si debba stabilire che è pericoloso in assoluto il consumo anche occasionale di sostanze psicoattive. Solamente perché illegali?
Oltre a limitare gravemente la sfera delle libertà personali, questo provvedimento rischia di incentivare lo scriteriato ricorso al nuovo farmaco, perché sarebbe difficile sospendere dal lavoro sotto il sospetto “droga” tutti i dipendenti che anche anni prima abbiano fatto ricorso all’anestesia di dentisti (tutte a base di derivati della cocaina) o siano stati sottoposti a interventi chirurgici e relative terapie contro il dolore a base oppioide o morfinica, ecc. Scatterebbe la corsa al certificato giustificatorio, un po’ come negli esami antidoping sugli sportivi, in cui la fa franca solo chi può pagarsi gli ultimi farmaci coprenti o dopanti non ancora individuabili.
Non c’è che dire, una bella prospettiva per tutte le agenzie sanitarie istituzionali o meno, come noi al Lab57 Alchemica, che ci occupiamo di riduzione dei rischi e di uso consapevole e critico delle sostanze.
In realtà sotto lo scudo mediatico «incidenti stradali per droga» tutto questo sta già succedendo da anni per migliaia e migliaia di malcapitati, che cercano di riavere la patente ritirata o sospesa spesso in seguito ad arbitrari test del sudore o della saliva, o di esami come urine o capello che vanno indietro giorni o anni prima dell’assunzione senza tenere conto delle quantità o modalità di assunzione.
Chiariamo bene: noi sosteniamo ed appoggiamo da sempre l’uso di strumenti di sensibilizzazione e prevenzione sulle strade o nei locali come l’etilometro, perché è sufficientemente preciso nel colpire un uso potenzialmente pericoloso per tutti. In tal modo incoraggiamo un uso moderato e controllato delle bevande alcoliche, senza colpire indiscriminatamente chi magari ha alzato troppo il gomito durante la serata ma poi ha giustamente aspettato di smaltire la bevuta prima di tornare in strada.
Ci sembra tutto sommato ragionevole anche l’ultima disposizione, entrata in vigore martedì 23 settembre, che prevede l’obbligo per tutti i locali di esporre le tabelle di contenuto e assorbimento alcolico legato al peso, al genere, allo stomaco pieno o vuoto.
Perché allora questa coerenza comunicativa e questa precisione sanzionatoria non vengono applicate anche alle altre sostanze diverse dall’alcol? Badate bene che non parliamo solo di sostanze illegali, le “droghe” appunto. Esistono gravi rischi per chi si mette alla guida sotto l’effetto di analgesici, barbiturici, ansiolitici, ecc… contenenti oppiacei di sintesi, o derivati della cocaina usati dai dentisti. Sono sostanze legali, non tutte soggette a prescrizione medica e nei foglietti informativi che le accompagnano è indicato espressamente cosa è sconsigliato fare durante o dopo l’assunzione.
L’introduzione su vasta scala dei narcotest sulla saliva o sul sudore in dotazione alle forze dell’ordine (benché abbiano valore legale solo le analisi del sangue o delle urine) rischia si colpire indiscriminatamente tutti quelli che hanno assunto sostanze psicotrope da alcune ore o addirittura giorni prima di mettersi alla guida, in quanto, come ammettono le stesse ditte che vendono a caro prezzo questi kit, non si è ancora in grado di avere strumenti quantitativi precisi come l’etilometro e, in assenza di valori medi accettabili per ogni singola sostanza, si preferisce “sparare nel mucchio”. Nel frattempo, le cavie siamo noi. Abbiamo il fondato timore che i parlamentari, i manager, i quadri aziendali più esposti non saranno mai considerati nelle categorie “a rischio”: se decidessero di inserire pure gli artisti metà palinsesti andrebbero in “fumo”.
Ironia amara, comunque, perché Giovanardi ha intenzione di esportare a Regioni e Comuni che lo vorranno il protocollo drugs on street: agenti che somministrano i narcotest su saliva o sudore e medici in ambulanza che analizzano sangue e urine per ritirare più patenti possibile, come già sta succedendo a Verona, ad esempio.
Se Regioni, Sert, Asl, Comuni non vi si opporranno, siamo di fronte alla morte annunciata della riduzione del danno. Come facciamo a intervenire alle feste legali o ai rave cercando faticosamente di lavorare con gli organizzatori per sensibilizzare i più giovani a comportamenti più sicuri, a individuare i propri limiti nel campo delle sostanze ma anche della velocità alla guida, quando sanno che comunque verranno puniti perché hanno toccato “la droga”, indipendentemente dal fatto che l’abbiano fatto un’ora, un giorno o un anno prima? L’unico modo per sfuggire a questi controlli è l’astensione totale. È questo il messaggio che si vuole dare?
Speriamo di no.
Le tragedie di decessi di giovanissimi a feste o rave legali o meno ci spingono solo a lavorare di più sulla comunicazione, ma servono strumenti adeguati, il narcotest è utile solo a chi lo vende e a chi predica la tolleranza zero.
Al contrario, il test rapido delle sostanze può realmente salvare la vita a qualcuno e risulta uno straordinario strumento comunicativo verso i consumatori più inesperti e quindi più a rischio perché ignari di dosaggi e mix letali.