“In Nicaragua, il sistema penitenziario è umanitario e ha come obiettivo fondamentale la trasformazione del detenuto per reintegrarlo nella società.
Viene promossa la unità familiare, la salute, l’istruzione, la crescita culturale e la occupazione produttiva con una remunerazione salariale per il detenuto” (Articolo 39, Costituzione Politica della Repubblica del Nicaragua). Nonostante il dettato costituzionale, in Nicaragua non esistono le condizioni minime per la rieducazione e il reinserimento sociale.
Alla data del giugno 1996 la popolazione detenuta era pari a 3.500 persone ristrette in otto carceri. L’11% era costituito da minori di 18 anni, i quali, nonostante sia illegale detenere minorenni nelle carceri per adulti, in assenza di Centri specializzati per minori, erano comunque detenuti negli istituti penali. Più del 60% ha meno di trent’anni e il 90% meno di quarant’anni. Ciò significa che la maggior parte dei detenuti è costituita da giovani potenzialmente produttivi.
Queste persone vivono in condizioni estremamente precarie. L’alimentazione per ogni detenuto viene a costare sessanta centesimi di dollaro al giorno; i 3/4 dormono per terra. Dal 1990 non è più prevista alcuna attività rieducativa nelle carceri, né sport né istruzione, così determinando un sensibile aumento dei casi di indisciplina, violenza, autolesionismo. Nel carcere più grande del Paese (Cárcel Modelo de Tipitapa) lavorano solo 80 detenuti su 1.300, ossia il 6%. Nell’ultimo quinquennio, la crescente povertà della popolazione e l’alto numero di disoccupati hanno determinato un vistoso aumento delle attività criminali (sequestri e rapine in primo luogo) e, di conseguenza, un incremento della popolazione detenuta del 40%.