Ricordate la famosa scena di Super Totò in cui il grande artista si muove mettendo insieme movimenti disarticolati delle braccia e delle gambe? Ecco, questa è l’impressione che si ricava dalla lettura della bozza del cosiddetto “pacchetto sicurezza”: scelte scoordinate, assemblaggio di norme di grande rilievo (come quelle antimafia e di tutela dei minorenni e di protezione dell’ambiente) con norme semplicemente e solamente repressive, dannose per i giovani e i deboli.
Nella scia del primo “fatale” pacchetto sicurezza del 26 marzo del 2001 (del precedente governo di centro-sinistra), aumenta l’elenco dei delitti per cui è obbligatorio l’arresto ed è obbligatoria la custodia cautelare in carcere (anche dopo la sentenza di appello), mentre sono vietate la scarcerazione e la sospensione dell’esecuzione della pena detentiva, introdotta dalla legge Simeone-Saraceni approvata all’unanimità dal Parlamento nel 2000. Ora però, “l’assolutizzazione” del penale, a seguito di preoccupazioni per la sicurezza comprensibili, ma deliberatamente stimolate ed amplificate fino a divenire “ossessioni securitarie”, si innesta – senza discontinuità ed anzi con un’azione di rinforzo – su quelle leggi “odiose” della maggioranza di centro-destra, come la Fini-Giovanardi e la ex Cirielli (già ritenuta illegittima dalla Corte Costituzionale in due punti), che questo governo si era impegnato a superare: si erano viste le prime avvisaglie positive col disegno di legge Mastella di modifica del codice di procedura penale e con la bozza di codice penale, elaborata dalla commissione ministeriale presieduta da Giuliano Pisapia.
A titolo di esempio, è sufficiente evidenziare che il pacchetto sicurezza, pur non modificando esplicitamente la normativa sulla droga, è destinato ugualmente ad aggravarne il danno penale: tanto per le minime condotte predatorie commesse da tossicodipendenti al pari di altri giovani “devianti”; quanto per le condotte illecite di cessione e di traditio (passaggio di sostanze non a fine di lucro) previste dalla Fini-Giovanardi, commesse anche da chi è da poco maggiorenne nei confronti del quasi coetaneo minorenne (col richiamo indiscriminato alle aggravanti previste dall’art. 80 del Testo Unico sugli stupefacenti). Ad esempio un ragazzo di 18 anni che cede uno spinello ad un gruppo di amici, fra cui un minorenne, andrà immediatamente in carcere dopo l’arresto. Aumenteranno dunque le carcerazioni, e saranno più difficili le scarcerazioni e la sospensione dell’esecuzione della pena detentiva, sì che la custodia cautelare in carcere segnerà l’inversione cronologica tra colpa e pena. Si realizza così quella «…logica anticipatoria della pena insita nel trattamento peggiore per l’imputato di reato più grave…» mentre si cancella «un nuovo spazio entro il quale il giudice poteva tener conto delle esigenze effettivamente connesse all’andamento del processo…» come insegnava il prof. Giuliano Amato nel Commentario alla Costituzione.
Il paventato intervento legislativo, dunque, appare più un vicolo cieco che una manovra risolutiva. Facendo affidamento sulla fragile e disintegrata (ma in sé preziosa) risorsa penale anche per queste tipologie di condotte devianti, il pacchetto sicurezza è destinato non solo all’insuccesso, ma anche a creare l’illusione che l’intervento penale sia in grado di ridurre la realtà e la percezione dell’insicurezza. La promessa strutturalmente inattuabile si tramuterà in delusione cocente e quindi, in nuove richieste, come in una spirale perversa, in cui chi perde è il bugiardo.