Andrea, 23 anni, romena, vive sospesa fra gli eventi che trafiggono il Parco Stura di Torino. Il 1° febbraio La Stampa ha pubblicato un articolo che raccontava di Andrea; raccoglie siringhe usate (tra quelle meno usate) le lava e le rivende quando non ci sono farmacie aperte, non per comprarsi vestiti da boutique ma per continuare a “farsi” e a dormire nel rottame di un’auto con gli ammortizzatori sprofondati nel fango che l’umidità del fiume produce. Si dice che qualcun altro addirittura riesca a lavarle e a metterle nella custodia originale incollandone il lato aperto, vendendole poi per nuove. Dopo questa triste storia ho sentito dire da operatori, e ci tengo a specificare, operatori della bassa soglia (tanto per intenderci quelli che hanno sposato la riduzione del danno da decenni), che Andrea avrebbe dovuto essere accusata di tentata strage, o sbattuta in galera (ovviamente in mezzo a tutta la povera gente che già riempie le carceri). Ho sentito dire: «sono anni che noi siamo impegnati su questo fronte e ci manca solo che qualcuno, che noi aiutiamo, faccia schifezze come queste…».
Vorrei capire qualcosa di più su cosa spinge la gente a essere così cruda e spietata nei confronti di Andrea, ma ancor più vorrei capire perché i più indignati, i più severi, i più giudicanti “senza se e senza ma” sono gli operatori della riduzione del danno. Bisogna riflettere su questo dato e rispondere alle argomentazioni distorte: anche perché se si distribuissero più siringhe tutto ciò non accadrebbe (al massimo qualcuno venderebbe siringhe sterili); oppure se si facessero turni notturni di scambio siringhe, laddove s’innescano questi commerci, il territorio sarebbe gestito in altro modo. Per non dire che le sale del consumo sarebbero una valida integrazione della bassa soglia: non solo sono servizi salva vita in caso di overdose, ma rispondono anche a bisogni sociali e perché no anche a bisogni di rapporti umani: le persone che le frequentano possono parlare di tutto senza necessariamente sentirsi etichettate come tossicodipendenti e sono ascoltate per ciò che dicono, che pensano e che conoscono. Insomma, sono luoghi dove si possono vedere e sentire altri orizzonti.
Veniamo al versante politico. A Torino si è appena concluso un dibattito sulle sale del consumo iniziato nel tentativo di gestire i problemi delle persone dipendenti che vivono su strada. Come Andrea, per capirci. Facciamo un breve riassunto: le sale del consumo non si fanno, la giunta non ha votato la mozione per aprirle; i trattamenti con eroina neppure, perché si sostiene che la Fini Giovanardi non lo permetta e la legge non è stata nemmeno sfiorata dal governo di centro-sinistra; inoltre Andrea non avrebbe il profilo per accedervi visto che è straniera, troppo giovane e non ha fallito nessun programma terapeutico (requisito per accedere ai trattamenti con eroina). Però continuo a chiedermi: perché invece nel 2000 i partiti politici della regione di Madrid (presidente del governo centrale José María Alfredo Aznar) hanno votato compattamente (maggioranza e minoranza) a favore di un centro polivalente (narcosala, distribuzione metadone, colloqui, mensa, lavanderia, ecc.)? Perché gli operatori di Barcellona hanno chiesto di tenere aperte le narcosale anche di notte? Forse perché c’erano Andrea, Pedro, Ines, Miguel che avevano bisogno di un servizio aperto la notte, per le loro esigenze e quelle della città? E Torino allora? Aiuto, non trovo sbocchi.
Alessandro Orsi