È stato pubblicato il rapporto canadese sulla regolamentazione della cannabis del Dipartimento Federale della Salute. Si tratta del resoconto del processo di consultazione pubblica voluto dal Governo di Justin Trudeau che ha coinvolto enti locali, città, ma anche esperti, pazienti, giuristi, lavoratori e imprenditori oltre che – on line – quasi 30.000 fra cittadini e organizzazioni. Dando conto di tutte le posizioni, la task force sulla cannabis ha stilato una serie di raccomandazioni al Governo in vista della legalizzazione prevista per il 2017, che affiancano rigore scientifico e sensibilità presenti nella società.
Innanzitutto si raccomanda il divieto di vendita ai minori di 18 anni, il divieto di pubblicità, un confezionamento che informi anche sulla quantità di principio attivo (THC e CBD) e che non sia confondibile con altri prodotti, in particolare per i bambini e che non sia “attrattivo” per loro. Per gli alimenti si chiede un logo che identifichi la presenza di cannabis ed il divieto di prodotti misti con altre sostanze (alcol, tabacco, nicotina e caffeina).
Per incentivare il consumo di cannabis con basso THC la task force consiglia uno schema di tassazione e formazione del prezzo disincentivante rispetto all’acquisto di prodotti ad alta potenza, pur mantenendo tasse e prezzi a un livello che garantisca l’obiettivo di ridurre il mercato illegale. La tassazione dovrà essere equamente distribuita fra stato centrale e amministrazioni locali e resa flessibile al fine di seguire i cambiamenti di mercato; dovrà finanziare i servizi educativi, la ricerca, la prevenzione degli abusi ed il loro trattamento ed infine il sistema di repressione dei crimini. Per prevenire gli abusi si raccomanda l’implementazione di strategie educative e di informazione basate sulle evidenze scientifiche per prevenire i rischi dell’uso problematico e fornire linee guida per un uso a “basso rischio”. Anche per quel che riguarda l’incidenza del consumo nei luoghi di lavoro si ipotizza un raccordo con enti locali, lavoratori e sindacati per attuare politiche che prevengano incidenti sul lavoro.
Per la produzione si propone un modello sotto licenza, che apra un mercato accessibile anche ai piccoli produttori. Le produzioni dovranno essere tracciabili e, per limitare l’impatto ambientale, anche outdoor se debitamente protette. Si raccomanda una stretta collaborazione con le autorità locali per la collocazione dei negozi, che non dovranno vendere anche alcol e tabacco e con limitazioni rispetto alla loro densità e collocazione (non vicino a scuole, parchi e altri luoghi sensibili). La massima quantità proposta di sostanza essiccata detenibile in pubblico (e quindi vendibile) è di 30 grammi, mentre l’autocoltivazione viene limitata a 4 piante per abitazione, alte non più di 1 metro. Sul versante della repressione la raccomandazione è di redigere un “Cannabis Control Act” che preveda pene proporzionate alle violazioni, e che escluda dalla sanzione le eventuali condotte senza scopo di lucro (“social sharing”). Una particolare attenzione dovrà essere data a prevenzione e sanzione della guida sotto l’effetto di cannabis, finanziando ricerche per verificare le correlazioni fra livelli di THC e incapacità di condurre veicoli.
Si è trattato di un enorme processo partecipativo che ha rivelato come “la regolazione della cannabis toccherà ogni aspetto della nostra società”. E’ la conferma di ciò che i riformatori da tempo sostengono, ovvero che politiche intelligenti sulle droghe aiutano a risolvere alcuni dei nodi più problematici della giustizia, della sicurezza e della salute.