La canapa (Cannabis sativa), originaria probabilmente dell’Asia centrale, è una delle più antiche piante coltivate, e anche le sue proprietà farmacologiche sono note da millenni. È la pianta “proibita” più coltivata al mondo, e secondo l’ONU è usata regolarmente da oltre 140 milioni di persone.
Il suo principale componente psicoattivo, il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), è concentrato soprattutto nelle infiorescenze delle piante femmina. Le preparazioni usate come “droga” sono le foglie e i fiori secchi (marijuana) e la resina concentrata (hashish). Si possono fumare, puri o mescolati a tabacco, o prendere per bocca come tisane, dolci, ecc. La marijuana in genere contiene il 3-5% di THC, l’hashish il 7-14%.
Gli effetti della cannabis
Il THC si assorbe immediatamente con il fumo e l’effetto si manifesta in pochi minuti. Molto più lento e variabile è l’assorbimento per bocca. La durata dell’effetto varia dalle 3 alle 5 ore circa, o anche più nel caso di alte dosi o dopo assunzione orale.
A basse dosi, i derivati della canapa hanno effetti sedativi, rilassanti e euforizzanti: ebbrezza, buon umore, voglia di ridere, golosità. Ad alte dosi, provocano marcate alterazioni sensoriali e percettive e devono essere considerati allucinogeni (vedi “Sostanze psichedeliche”). Particolarmente marcate le distorsioni spazio-temporali, e tipico l’andamento “a ondate” dell’effetto, con alternanza ciclica di fasi di alterazione e di fasi più tranquille. I principi attivi della canapa (cannabinoidi) hanno interessanti proprietà farmacologiche che, fra mille difficoltà, sono attualmente oggetto di rivalutazione medica: p. es. combattono nausea e vomito nelle chemioterapie antitumorali, stimolano l’appetito, riducono la spasticità muscolare, abbassano la pressione intraoculare, hanno azione analgesica, ecc. Da alcuni anni si è scoperto che il nostro organismo produce sostanze simili ai cannabinoidi (“endocannabinoidi”), che agiscono su specifici recettori cellulari. La distribuzione di questi recettori nel sistema nervoso centrale e in altri organi spiega sia gli effetti psicoattivi che quelli più generali della canapa.
I problemi derivanti dalla cannabis
La cannabis e i suoi derivati hanno una tossicità acuta trascurabile e non sono mai stati segnalati casi di morte per una dose eccessiva. Più complicato è il discorso legato agli effetti psicoattivi. Sotto l’effetto della cannabis si riducono capacità di concentrazione, attenzione e memoria. Sono possibili reazioni ansiose, anche se fenomeni gravi (fino a vere e proprie sensazioni di depersonalizzazione e crisi di panico) sono rari. Non è ancora chiaro se l’uso di canapa possa portare alla luce forme latenti di schizofrenia. Né sappiamo se l’uso di canapa in soggetti schizofrenici possa aggravare i sintomi, o al contrario li allievi, oppure allievi alcuni degli effetti avversi dei farmaci che vengono somministrati contro la schizofrenia. Circa il fenomeno della dipendenza, i più recenti studi evitano di utilizzare questo termine, come si è già detto, preferendo la denominazione di “consumo a rischio” e “consumo eccessivo” (vedi p...). Si calcola che dal 5 al 10 % dei consumatori di canapa rientrino in queste categorie. Va però detto che queste categorie non corrispondono a stati patologici (più o meno permanenti), quanto, per lo più, a periodi di consumo intensivo, seguiti per la maggior parte da un ritorno a modelli controllati di consumo se non alla cessazione (Reinarman, Cohen, Kaal, 2004).
La tossicità cronica è difficile da valutare. A questo proposito, il già citato Report del Senato Canadese propone di usare il termine “conseguenze dell’uso cronico” (ripetuto e pesante) della sostanza. In altri termini, si sottolinea che “le conseguenze non derivano dalla sostanza in sé, ma dal modo in cui è usata”. In ogni modo, fumare marijuana, come fumare tabacco, porta nei polmoni sostanze irritanti e anche cancerogene derivanti dalla combustione. È stato sostenuto - ma non definitivamente provato - che l’uso cronico di canapa potrebbe avere effetti depressivi sul sistema immunitario. br> Sotto l’effetto del “fumo” si registra una minore capacità di concentrarsi e di apprendere nuove informazioni e ricordarle. E’ un’avvertenza che gli studenti dovrebbero tenere particolarmente presente, nonostante questa diminuzione di abilità duri solo per il periodo di intossicazione. Come tutti i farmaci potentemente psicoattivi, il THC può essere controindicato o pericoloso se si devono compiere lavori di precisione o che richiedono attenzione, vigilanza, coordinamento neuromuscolare e prontezza di riflessi. In particolare, non si dovrebbe guidare l’auto o usare attrezzi o macchinari pericolosi sotto gli effetti della canapa.
Per saperne di più sulla cannabis
Associazione Cannabis Terapeutica. - Erba medica: usi terapeutici della cannabis - Roma: Stampa Alternativa 2003 br> Grinspoon L. - Marijuana - Milano: Urra 1996 br> Samorini G. - L’erba di Carlo Erba. Per una storia della canapa indiana in Italia (1845-1948) - Torino: Nautilus 1996 br> Reinermann C., Cohen P., Kaal H., - “Il consumo, una variabile indipendente dalle norme” - in Fuoriluogo, settembre 2004
Scheda a cura di Claudio Cappuccino, pubblicata in Welfare in catene, la svolta repressiva sulle droghe (2005), in collaborazione la Cgil Dipartimento Welfare, (a cura di Cecilia D’Elia), Roma