1) Cosa significa la parola "proibizionismo"?
Il termine proibizionismo storicamente designa il periodo di tempo compreso tra il 1919 e il 1933 in cui negli Stati Uniti d”America fu vietata la fabbricazione, la vendita, il trasporto, delle bevande alcoliche nonché la loro l’importazione e l’esportazione. Tali misure furono introdotte, nel 1919, con l’approvazione del XVIII Emendamento alla Costituzione americana e furono abolite, nel 1933, con il XXI Emendamento.
Attualmente il termine indica in senso stretto il divieto di consumo in forma di legge delle sostanze definite come stupefacenti e psicotrope. Dall’interdizione del consumo discendono direttamente i divieti di fabbricazione, produzione e commercio delle sostanze citate.
In senso lato, indica il sistema di controlli elaborato dalle istituzioni nazionali ed internazionali volto a far rispettare tali divieti.
2) Cosa significa il termine "antiproibizionismo"?
Il termine antiproibizionismo indica il movimento culturale che si oppone all’ opzione proibizionista e che intende riformare le leggi proibizioniste per dar luogo ad almeno tre differenti scelte che possono essere in linea di principio così definite:
a) medicalizzazione: si intende la somministrazione sotto stretto controllo medico di alcune sostanze oggi vitate (in particolare oppiacei);
b) legalizzazione: si intende la organizzazione da parte dello Stato che distribuisce o in regime di monopolio o attraverso soggetti autorizzati (concessionari) le sostanze oggi illegali adottando determinate restrizioni (ad esempio: divieto di vendita ai minori, creazione di luoghi deputati specificamente al consumo, etc.);
c) liberalizzazione: libero mercato senza alcun tipo di restrizione.
Attualmente, nella presente legislatura, vi sono delle proposte di legge riconducibili all’opzione della medicalizzazione (v. disegno di legge n. 228 del 9 maggio 1996 intitolato "Istituzione di Centri di Sperimentazione per la riduzione dei danni correlati alla tossicodipendenza. Somministrazione controllata di sostanze stupefacenti a fine terapeutico", presentato dal senatore Luigi Manconi e altri), alla legalizzazione (v. proposta di legge n. 128 del 9 maggio 1996 intitolata "Norme per la legalizzazione dei derivati della Cannabis indica" presentata alla Camera dei Deputati dall’onorevole Franco Corleone ed altri). La liberalizzazione costituisce un’opzione affermata in special modo da esponenti antiproibizionisti di livello internazionale (in particolare da economisti: per tutti Milton Friedman).
3) Cosa significa la parola "droga"?
La parola "droga" deriva dall’olandese droog "secco", ed indicava le sostanze (hashish, tè etc.) che nel ‘500 venivano riposte in barili (vate) e trasportate dalle Indie olandesi in Europa per essere consumate. Dato che il viaggio era lungo, per essere conservate, venivano prima essiccate (per cui erano le "sostanze secche"). Il termine droga attualmente ha due significati: il primo è appunto spezia, infatti ancora oggi esistono le "drogherie", cioè i negozi dei venditori di spezie; la seconda accezione è "farmaco", proveniente dalla accezione della parola inglese "drug ". Il termine droga non è un termine scientifico ed è tecnicamente impreciso, e, come si capisce dall’origine del nome, designa sia le sostanze attualmente
illegali (cannabis e oppio e loro derivati) e sia quelle legali (alcol, tabacco, caffè, pepe etc.). Pertanto parlare di "droga", riferendosi alle sole sostanze oggi illegali è improprio.
4) Cosa significa il termine "stupefacenti"?
Il termine stupefacenti è nato alla fine dell’800 per indicare quelle sostanze che provocavano stupore (dal latino "stupor"), definibile come uno stato di immobilità e di non recettività agli stimoli esterni, indicava essenzialmente l’effetto degli oppiacei. Con il passare degli anni, il termine ha cominciato a indicare anche altre sostanze che non avevano la caratteristica di provocare stupore, infatti la farmacologia, già da qualche decennio, ha smesso di utilizzarlo. Per quello che qui ci interessa, bisogna dire che stupefacenti non sarebbero solo i derivati dell’oppio, (morfina e eroina e tanti altri) ma anche l’alcol etilico (cioè il vino, la birra e gli spiriti) e barbiturici (sonniferi), cioè prodotti assolutamente legali e,
tra l’altro, molto utilizzati. Per di più, la cocaina e le amfetamine hanno un effetto esattamente opposto a quello degli stupefacenti, sono infatti degli psico-stimolanti. Per comodità invece vengono considerati come stupefacenti.
La conclusione è questa: la definizione di stupefacenti adottata dalla legge non è medica, ma semplicemente di comodo, o se si preferisce, priva di alcun significato. E’ servita e serve al legislatore per indicare arbitrariamente solo alcune sostanze (quelle oggi illegali) trascurandone altre (legali).
Si tratta di un imbroglio semantico. Tutti i medici, che conoscono il significato di stupefacente considerano l’accezione del termine legislativo non come un termine medico-scientifico, ma come una parola avente un significato "politico" o se si preferisce strumentale, i non medici (tutti gli altri) generalmente ritengono invece che sia una parola dal preciso significato scientifico. In questo modo, fidando sull’ignoranza della maggior parte delle persone (i non-medici) e sulla tolleranza dei medici (che stimano la legislazione come tecnicamente imprecisa), si attua la presa in giro.
Se la legislazione si fosse basata sul significato medico originario, ancorché esso stesso impreciso, avrebbe dovuto vietare anche i barbiturici e l’alcol, ma questo per ovvie ragioni non era possibile (per l’alcol vi era già stato il fallimento del proibizionismo negli USA). Allora la Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961, la legge internazionale, ha definito stupefacente nel seguente modo: "E’ stupefacente qualunque sostanza naturale o sintetica compresa nell’elenco degli stupefacenti" (articolo 1, lettera j). Tale definizione è definita circolare o tautologica (sorta di eufemismi per non dire truffaldina), ed è stata recepita da pressoché tutti i Paesi iscritti all’O.N.U. (Italia compresa) ed è posta a base delle leggi proibizioniste a livello nazionale.
5) Cosa significa il termine "depenalizzazione"?
Depenalizzazione significa che lo Stato, attraverso una nuova legge, non commina più per un dato comportamento una sanzione penale (cioè reclusione, multa, arresto, ammenda), ma prevede che quel dato comportamento sia punito solo con sanzioni amministrative (ad esempio: ritiro della patente o del passaporto). Pertanto la condotta continuerà ad essere illegale, ma sarà punita meno gravemente.
Per quel che ci interessa, in Italia è avvenuta la depenalizzazione per la condotta di detenzione finalizzata all’uso personale delle sostanze stupefacenti a seguito dell’approvazione del referendum del 18 aprile del 1993 con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 171/90.