Martedì, 28 Novembre 2000 |
«Basta scontri ideologici sulla
droga»
Genova, al via la conferenza: appello
della Turco e del cardinale Tettamanzi
ROMA - La parola d'ordine è una: placare le polemiche per
evitare che il muro contro muro faccia impantanare la terza
Conferenza nazionale sulla droga in programma a partire da
oggi a Genova. La guerra ideologica è dietro l'angolo. E gli
inviti alla moderazione, a questo punto, giungono da più
fronti. Dal ministro della Solidarietà sociale, Livia Turco:
«Temo che la voce degli operatori venga soffocata, ho paura
che prevalgano le bandiere e le bandiere non servono nella
lotta contro la droga». Dal vescovo di Genova, monsignor
Dionigi Tettamanzi, che oggi, in un'intervista al Secolo XIX,
lancia un monito agli organizzatori della Conferenza: «Non ci
sono giovani inguaribili... E' un circolo chiuso porre il
problema tra proibizionisti e antiproibizionisti. Ci vuole più
coraggio, concretezza ed efficacia. Io credo nella
prevenzione, non negli schieramenti contrapposti». Mette le
mani avanti anche la comunità Saman, fondata da Mauro
Rostagno: «E' sempre più forte il timore che l'appuntamento di
Genova possa diventare teatro di scontri politici».
E' questo il clima in cui si apre la
Conferenza dedicata al tema «Educare al benessere, prevenire
gli abusi, liberare dalle dipendenze». Un appuntamento in cui
il governo di centrosinistra si trova stretto tra il cartello
dei movimenti antiproibizionisti (che organizzano una
controconferenza), le posizioni della Casa delle Libertà
(nessun cedimento alla liberalizzazione) e i mugugni dei
popolari («Genova non sia una tribuna antiproibizionista») che
dicono un no netto alla depenalizzazione dell'uso personale e
alla somministrazione controllata dell'eroina.
I
DATI - Anche stavolta, come a Napoli tre anni fa, la
Conferenza prende il via tra provocazioni che invitano al
consumo delle droghe leggere (il «buono spinello» di
Rifondazione, la «Cannacard» del Movimento
antiproibizionista): in programma le relazioni di tre ministri
(Turco, Veronesi, Fassino) e l'intervento del presidente del
Consiglio Amato. Domani, con una sessione presieduta dal
direttore del Dap Caselli, verranno accesi i riflettori sul
carcere e, con una relazione del presidente della Lila
Agnoletto, verrà riproposta la fotografia di una fetta di
gioventù colpita dall'Aids. Se don Ciotti del Gruppo Abele di
Torino non partecipa ai lavori ufficiali, Agnoletto ha deciso
che il disagio vissuto dagli operatori vada trasferito
all'interno della Conferenza: «Sono 33 mila, dal 1987 al '90,
le morti per Aids o overdose che si sarebbero potute evitare
attuando serie politiche di riduzione del danno».
RICETTA BONINO - L'esponente
radicale afferma che con la legalizzazione «verrebbero meno i
profitti del narcotraffco, si assisterebbe a una diminuzione
della criminalità, si potrebbero salvare migliaia di giovani
dalla morte certa per Aids o altre malattie connesse al
consumo di droghe proibite».
IL POLO -
Arrivano segnali forti inviati da An e Fi.
«L'erba è roba da conigli», è il titolo del documento che
verrà distribuito in tutte le scuole di Genova da An. E
Maurizio Gasparri avverte: «Il Parlamento, tre anni fa, ha
detto no alla legalizzazione e alla distribuzione controllata
di eroina». Il senatore azzurro Tomassini ricorda quali sono i
4 pilastri del programma del Polo: «Prevenzione, recupero,
programmi per i soggetti cronici, sanzioni».