Martedì, 28 Novembre 2000 |
GLI
ANTIPROIBIZIONISTI
Il contro-convegno: «Troppi
morti. Imitiamo la Svizzera»
Agnoletto
(Lila) «Pronto a un confronto con Andrea
Muccioli»
GENOVA - I ragazzi che spignattano
in cucina sorridono e si danno di gomito ogni volta che
sentono il vocione del loro «vecchio». Al piano terra della
comunità di San Benedetto al Porto, don Andrea Gallo sbatte
anche i pugni sul tavolo: «Ormai sono troppi i funerali a cui
ho partecipato per morti da overdose, e in trent'anni ho visto
dare secoli di galera a chi si drogava. Vogliamo andare avanti
così, sono questi i risultati della repressione dei
consumatori? Noi chiediamo il conto degli impegni non presi
dal governo in questi anni».
Parte da qui, l'altra
conferenza. Dalla rabbia di un anziano prete di strada. Da una
piccola sala della sua comunità di accoglienza. Due pareti
piene di vecchi libri, finestre con vista sulla sopraelevata
che separa Genova dal suo porto antico, nell'aria l'odore
buono del cibo preparato dai ragazzi al piano di sopra. Un
piccolo mondo, un altro mondo rispetto agli spazi
dell'auditorium di Renzo Piano che da oggi ospita la Terza
conferenza governativa sulle droghe. Distanti anni luce,
separati dal muro contro muro, proibizionisti e anti
proibizionisti.
Il presidente della Lila (Lega italiana
per la lotta contro l'Aids) Vittorio Agnoletto è il più
esposto del cartello alternativo che raccoglie Lila, Arci,
gruppo Abele, Cgil, Magistratura democratica, Forum droghe.
Tocca a lui la prima mossa: «Invito a un confronto pubblico,
scientifico e non ideologico, il leader di San Patrignano
Andrea Muccioli e i parlamentari di An, che hanno idee opposte
alle mie».
Le sue idee sono quelle di tutti gli operatori
e i ragazzi dei centri sociali che al pomeriggio si ritrovano
in una sala nel bunker di cemento del centro civico comunale
di Sampierdarena. Riduzione del danno (la strategia che non ha
come unico obiettivo l'astinenza dalla droga, ma si propone
l'eliminazione dei danni più gravi e immediati della droga),
depenalizzazione del consumo personale, decriminalizzazione
dei tossicodipendenti. E poi gli esperimenti di
somministrazione controllata dell'eroina: «Che non sono
immorali, come dice qualcuno. L'unica scelta non etica è
quella di abbandonare al proprio destino chi non ce la fa a
sfuggire all'eroina». Agnoletto fissa i paletti: «Chiediamo
l'avvio di un progetto sperimentale sulle marginalità gravi:
1000 tossicodipendenti che fanno uso di droga da molti anni,
con alle spalle almeno due tentativi falliti di
disintossicazione con il metadone». A sostegno della sua
proposta, cita i dati provenienti dalla Svizzera: «La
mortalità tra chi si è sottoposto negli ultimi tre anni al
programma di distribuzione controllata di eroina è scesa allo
0,7 per cento rispetto all'8,96 tra chi se la procura per
strada».
Non è un happening variopinto. Ma un convegno
vero e affollato (250 persone in sala). Solo che sul palco
sfila gente segnata da una disillusione profonda. Stefano
Anastasia, di Antigone: «Rispetto all'ultima conferenza di
Napoli, nel 1997, si sta tornando indietro di anni». Leopoldo
Grosso, del gruppo Abele: «Il problema è il solito: riuscire a
far contare le nostre esperienze sul campo». Nunzio
Santalucia, di Forum droghe: «La conferenza del governo è uno
scandalo di fine legislatura. Le logiche elettorali
prevalgono, la legge Lumia sulla droga limita l'uso del
metadone nei progetti finanziati con il Fondo antidroga,
nell'agenda ufficiale della manifestazione il termine
"riduzione del danno" è mimetizzato, quasi ci fosse da
vergognarsi a parlarne. Brutta aria».
Quelli dell'Mdma
(Movimento di massa antiproibizionista) mostrano la «canna
card», una tessera bianca e verde che dà diritto a prelevare
uno spinello, 5000 esemplari che saranno distribuiti lungo il
corteo di oggi. «Un gesto di disobbedienza civile», spiega
Domenico, del centro sociale «Terra di nessuno». Azione
Giovani e An rispondono con un conciliante documento
intitolato «L'erba è roba da conigli». Muro contro muro,
distanti anni luce.