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In questo modo, però, Amato ha creato un incidente diplomatico di
serie A con un'altra ministra, quella della Solidarietà sociale.
Nemmeno dal palco, sostituendo il premier nel discorso
conclusivo, Livia Turco è riuscita a nascondere l'irritazione e
l'offesa. La si può capire. Nel galateo politico, la diserzione
all'ultimo momento di Amato rappresenta qualcosa più di uno
sgarbo. La conferenza era organizzata da un ministero, quello
appunto della Solidarietà sociale, che dipende direttamente dalla
presidenza del consiglio, anzi ne fa parte. Le due conferenze
precedenti erano state chiuse rispettivamente da Prodi e D'Alema,
entrambi in veste di primo ministro. Amato ha peggiorato una
situazione già delicata non avvertendo personalmente la ministra
della sua decisione. La ha fatta chiamare dal sottosegretario
Micheli, invece, e nonostante ore di sforzi la Turco non è
riuscita a parlargli fino a che non sono arrivate, del tutto
inaspettate, le dichiarazioni contro Veronesi rilasciate da
Bruxelles.
Una raffica di gaffes e incidenti a ritmo accelerato come questa,
perdipiù sotto le piene luci della ribalata di una conferenza
governativa, non si può spiegare solo con l'equivoco di una
algido parere tecnico interpretato a torto come politico. Anche
perché, tecnico o politico che fosse il punto di vista di
Veronesi, dal punto di vista concreto le cose cambiano poco. A
pochi mesi dalle elezioni, il governo non è più in grado di
muoversi in alcuna direzione, se non per confermare quanto già
fatto, cioè quella politica della "riduzione del danno" che è
sempre stata osteggiata dall'ala cattolica dell'Ulivo.
La reazione esagerata di Amato non si spiega dunque, per una
volta, con i soliti calcoli elettoral-propagandistici, ma con la
profondità delle divisioni nel centrosinistra su un problema che
attiene tanto all'etica quanto alla politica. Appena 20 giorni
fa, la stessa Livia Turco aveva dichiarato chiusa, per ora, la
vicenda della depenalizzazione in seguito alle divisioni nella
maggioranza e nel governo. Formula garbata da tradursi con il
veto secco posto dal Ppi. In materia di droghe, le posizioni di
Amato sono anche più estreme di quelle del Ppi, e non è un
mistero che il premier condivida solo in parte l'operato in
materia dei governi precedenti. Se avesse parlato ieri, forse non
si sarebbe limitato a sconfessare Veronesi.
A rendere davvero esplosiva questa come altre divisioni
nell'Ulivo (l'Irpeg, ad esempio), è soprattutto la mancanza di un
programma capace di dire con chiarezza qual è, in questa e in
molte materie, la posizione comune del centrosinistra, non gli
opposti pareri al suo interno.